L’export tiene a 13 miliardi
Rotta verso Africa e Cina

Meno meno meno. Per scorgere il segno più nella classifica dei Paesi verso cui si indirizza l’export delle imprese bergamasche nel 2013, bisogna fermarsi al quarto posto, dove le vendite verso il Regno Unito registrano un aumento del 5,6%. Senza dimenticare la Cina.

Meno meno meno. Per scorgere il segno più nella classifica dei Paesi verso cui si indirizza l’export delle imprese bergamasche nel 2013, bisogna fermarsi al quarto posto, dove le vendite verso il Regno Unito registrano un aumento del 5,6%. Ma per osservare un risultato davvero soddisfacente, bisogna scendere fino al nono gradino, dove il Dragone cinese «si mangia» il 20,3% in più delle esportazioni locali. Certo, guardando al soldo, le vendite che si realizzano in Cina valgono quasi la metà di quelle nel Regno Unito: parliamo infatti di 342 milioni di euro a fronte di 692 milioni.

È il classico dilemma del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. A voler essere pessimisti, nei mercati di riferimento per le aziende della provincia - Germania, Francia e Stati Uniti in testa - si notano cali anche significativi di esportazioni di prodotti made in Bergamo. Ad essere un po’ più ottimisti, si può dire che questi segni meno vengono in qualche modo compensati dalle vendite in altri Paesi, in particolare in quelli cosiddetti emergenti.

La fotografia scattata dall’Istat mostra un export sì in leggero calo rispetto al 2012 - meno 0,5% a 13,13 miliardi - ma comunque ancora superiore rispetto al dato precrisi del 2008, quando l’export si era attestato a 12,76 miliardi. Non sarà il caso di mettersi a stappare bottiglie di spumante, ma nemmeno di disperarsi: siamo di fronte ad una sostanziale tenuta. Con gli ultimi due trimestri dell’anno in crescita, seppur contenuta, in controtendenza rispetto ai primi due partiti sotto il segno negativo. Nel periodo compreso da luglio a settembre, infatti, le esportazioni sono cresciute di un timido 0,03%, mentre negli ultimi tre mesi del 2013 si è registrato un più 0,58%.

Guardando alle macroaree, le performance migliori si registrano in Africa e Asia orientale, oltre che in Medio Oriente e America centrale e meridionale (da segnalare che l’export verso il Brasile cresce del 16% a 184 milioni). Le esportazioni nell’Ue a 28 lasciano sul campo un meno 1,4%; di contro segnano un più 1,1% nei Paesi europei extra Ue. Male l’America settentrionale, in cui diverse imprese hanno riposto le proprie speranze in tempi di crisi: il calo è dell’8,5% (nei soli Stati Uniti dell’8,1%).

Per saperne di più leggi L’Eco di Bergamo del 13 marzo

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