Nylon a pieno regime a Villa d’Ogna Record di produzione alla RadiciFil

La RadiciFil di Villa d’Ogna ha raggiunto negli ultimi mesi un record di produzione, quasi 1.200 tonnellate alla settimana di polimero, con capacità produttiva impegnata al 100%. Un «regalo» per i 30 anni dello stabilimento, festeggiati con un incontro in fabbrica, durante il quale sono stati premiati i sei lavoratori ancora in forza dal 1974 (Duilio Filisetti, Luigi Dorati, Mariano Savoldelli, Natale Trussardi, Ruggero Ferrari e Luciano Franchina).

In 30 anni la capacità di produzione di polimero è salita da 20 a 170 tonnellate al giorno, quella di filato di poliammide da 10 a 90 tonnellate, con in aggiunta 25 tonnellate al giorno di fiocco di poliammide. Ed è cresciuta anche l’occupazione: sono 300 i lavoratori dello stabilimento, che produce a ciclo continuo, 24 ore al giorno, 365 giorni l’anno.

I polimeri di Villa d’Ogna alimentano ora altre aziende del gruppo come la rumena Yarnea, la brasiliana RadiciFibras e la RadiciNovacips che li utilizza per i tecnopolimeri. I filati di poliammide (comunemente conosciuti come nylon) vengono invece applicati nell’abbigliamento in genere, dallo sportivo, al casual, all’intimo.

Nel 2004, come ha anticipato Paolo Antonietti, amministratore delegato della divisione fibre, una delle cinque nelle quali si divide il Radici Group, il fatturato della RadiciFil di Villa d’Ogna segnerà una crescita del 9% rispetto al 2003 a 145 milioni di euro. Un incremento ancora superiore (più 12,5%, a 230 milioni) ha registrato l’intera «business unit» fashion interiors (l’attività del filo tessile), che da gennaio vedrà come direttore generale Luciano Radici, 35 anni, figlio di Paolo e nipote di Gianni, che negli ultimi tempi ha svolto lo stesso incarico nella più piccola «business unit» del poliestere.

Antonietti non ha negato le difficoltà del settore, citando la crisi del tessile-abbigliamento, ovvero il mercato di sbocco, il rincaro delle materie prime (più 60% in nove mesi) e dell’energia elettrica (più 23% nel 2004) e la svalutazione del dollaro che rende più cari i prodotti europei.

(13/12/2004)

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