«Patto dei Mille», parla Zanetti:
«È il simbolo di una città unita»

È l’uomo simbolo della Popolare e, da mercoledì scorso, Emilio Zanetti, 84 anni, è il presidente del Patto dei Mille, il patto di sindacato che ha riunito attorno a Ubi tutti i big dell’imprenditoria locale azionisti della banca.

In questa scelta c’è un pezzo di storia e di futuro di Bergamo. C’è la passione e il legame anche affettivo, perché no, verso un’istituzione del territorio, che Zanetti, tra gli azionisti bergamaschi di maggior peso della banca, ha guidato a lungo, dalla presidenza della Popolare assunta nel 1985 a quella del consiglio di gestione di Ubi, lasciata nel 2013. Si parte da quel 2,273% sindacato da 65 azionisti.

Presidente, se l’aspettava un’adesione così ampia al Patto dei Mille?«Sì e non solo io, ma tutti i promotori del Patto. Quello che mi ha sorpreso è la velocità di reazione, non l’ampiezza».

Questo segnale di coesione può essere l’inizio di un nuovo stile per questa città che ha molte sfide da affrontare?«Nei momenti chiave la città è sempre stata coesa perché sa bene che le grandi sfide si vincono solo in maniera unitaria. Ne abbiamo già vinte tante: pensiamo all’aeroporto, all’Università e alla stessa Popolare di Bergamo, architrave del progetto Ubi».

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