Petizione del mondo tessile bergamasco per un «commercio trasparente, equo e sostenibile»

Lunedì 21 febbraio Filtea Cgil, Femca Cisl e e Uilta Uil, con i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Bergamo e l’Unione Industriali, consegneranno al Prefetto di Bergamo Federico Cono firme raccolte nelle scorse settimana con la petizione «Per un commercio trasparente, equo e sostenibile nel settore tessile-abbigliamento». L’incontro è fissato alle ore 13 in via Tasso 4. Ad oggi, le firme raccolte nei luoghi di lavoro sono state 3.500. L’8 marzo è anche in programma uno sciopero nazionale della categoria di 4 ore.

La petizione che sarà consegnata lunedì è rivolta alle massime istituzioni governative, nazionali e comunitarie ed è promossa in modo congiunto dalle parti sociali della filiera «Tessile e Abbigliamento Moda». Lo spunto è offerto dalla Comunicazione della Commissione sul «Futuro del tessile e dell’abbigliamento dopo il 2005», pubblicata lo scorso 13 ottobre 2004, contenente le raccomandazioni del Gruppo di Alto Livello. In tale documento viene indicato un insieme di misure proattive di tipo commerciale, industriale, sociale e regionale per far fronte alle sfide che il settore europeo del tessile-abbigliamento è chiamato ad affrontare nell’immediato futuro. Tali misure dovrebbero essere implementate nel più breve tempo possibile, affinché possano risultare veramente efficaci.

Cinque le richieste che sono specificate in questa petizione anche in riferimento al recente ingresso della Cina nel WTO che ha aggiunto una nuova e grave dimensione allo smantellamento delle quote. In alcune categorie di prodotto già liberalizzate, le esportazioni cinesi verso l’Europa sono infatti più che triplicate, in volume, mentre i rispettivi prezzi sono crollati del 75%. Per questo motivo la petizione chiede che «le importazioni extra comunitarie vengano efficacemente monitorate in tempo reale, sia in termini di quantità, che di prezzi e che vengano definiti criteri e procedure chiare per consentire una immediata salvaguardia, altre forme di reazione, da intraprendere in qualsiasi categoria merceologica in cui si verifichino anomali incrementi dei volumi o riduzioni dei prezzi». La nota dei sindacati prosegue con la richiesta «che l’Unione europea si impegni ad usare tutti gli strumenti appropriati per combattere le pratiche commerciali sleali e ponga particolare attenzione al grave rischio di distorsioni del commercio internazionale, sull’onda delle misure protettive statunitensi attualmente in considerazione, se non già decise».

Particolare attenzione viene posta anche sull’adozione da parte dell’UE dei «principali standard di tutela del lavoro e dei lavoratori e, più in generale, che si adoperi ad assicurare uno sviluppo sostenibile sulla base della reciprocità nel rispetto delle più elementari norme sociali ed ambientali». Si richiede quindi «una politica più energica di apertura dei mercati esteri richiedendo livelli tariffari comparabili a quelli praticati dalla UE, congiuntamente all’eliminazione delle cosiddette barriere non tariffarie, che sono di grande ostacolo per le esportazioni europee».

(17/02/2005)

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