Rocca, «Paperoni» bergamaschi

Quinti nella classifica dei patrimoni di Borsa stilata dal settimanale Milano Finanza. Crescono Pesenti, Bosatelli e Bombassei. New entry Bianchi, Valtellina e Percassi

Cresce il drappello dei bergamaschi «paperoni» in Borsa. La famiglia Rocca è balzata dal sesto al quinto posto. Guadagnano posizioni anche Pesenti, Bosatelli e Bombassei. E accanto ai nomi storici dell’industria e della finanza nostrana, presenti a Piazza Affari con le loro società, nella lista d’oro stilata dal settimanale «Milano Finanza», in edicola oggi, fanno il loro ingresso Antonio Percassi, che con la controllata Smeraldo è fra i protagonisti dell’Opa (Offerta pubblica d’acquisto) da poco lanciata sulla società di vendite multicanale DMail; Marco Bianchi, sbarcato di recente sul listino con la fusione fra B2BSolutions e l’ex CardNet in Kaitech, e Cesare Valtellina amministratore delegato dell’impresa omonima che detiene una quota in ePlanet. DMail, Kaitech e ePlanet sono tutte quotate al Nuovo Mercato (DMail al segmento TechStar). I bergamaschi più ricchi in Borsa sono diventati così sette. Otto se, allargando un po’ le maglie, si contano i Lucchini, bresciani conosciuti anche al di qua del Sebino con lo stabilimento siderurgico di Lovere.

La graduatoria valorizza ai prezzi attuali le quote detenute direttamente nelle loro holding dalle 375 famiglie che controllano le società quotate a Piazza Affari e che in tutto valgono 56 miliardi di euro. Ad aprire la lista, in un mercato comunque dominato ancora dallo Stato con partecipazioni per 54 miliardi, anche quest’anno è il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi con una capitalizzazione di 6,1 miliardi, che arriva a 7,2 calcolando la «quota famiglia», che comprende anche le partecipazioni dei figli Marina e Piersilvio in Mediaset, Mondadori, Mediolanum, più altri pacchetti minori. La ricchezza di Berlusconi a Piazza Affari è cresciuta più della Borsa: 12% in un anno a fronte dell’8% messo a segno dal mercato.

Come nel 2003, alle spalle del premier ci sono i fratelli Gilberto, Luciano, Giuliana e Carlo Benetton. La loro holding Edizione raccoglie partecipazioni in Benetton Group, Autostrade, Autogrill, Pirelli, Telecom Italia (tramite Olimpia) e Caltagirone editore, per un patrimonio complessivo di 6,6 miliardi di euro, in crescita del 7,9% rispetto al 2003, nonostante la cessione di una parte della quota in Autostrade di 1,9 miliardi venduta a fine 2003 per ridurre il peso del debito.

Resta al terzo posto Ernesto Bertarelli che con la Serono, quotata in Svizzera, ha una capitalizzazione di 4,7 miliardi, in discesa del 13% rispetto ai 5,5 miliardi del 2003, anno del successo di Alinghi in Coppa America. Cresce invece del 15% il patrimonio borsistico di Leonardo Del Vecchio con i 4,5 miliardi di Luxottica e Beni Stabili.

Al quinto posto c’è Gianfelice Rocca. La famiglia è presente in Borsa con Tenaris, che controlla Dalmine, e con una quota indiretta in Sirti (telefonia). La Techint è infatti fra i cinque azionisti che controllano la Wiretel, alla quale fa capo la maggioranza di Sirti. In tutto, la capitalizzazione familiare è pari a 2,47 miliardi di euro, in crescita del 47% rispetto al 2003, quando i Rocca occupavano la sesta posizione.

Alle loro spalle c’è Francesco Gaetano Caltagirone, entrato in classifica grazie agli investimenti in Monte dei Paschi di Siena e Banca Nazionale del Lavoro che gli hanno portato una capitalizzazione di un miliardo e mezzo. Sono sopra il miliardo di euro anche Marcellino Gavio (Autostrade Torino-Milano e Sias, più altre partecipazioni minori per un totale di 1,44 miliardi), le famiglie Boroli-Drago (Lottomatica e Capitalia, 1,3 miliardi), Ennio Doris (1,18 miliardi), Roman Zaleski (1,1 miliardi) e i due fratelli Nicola e Paolo Bulgari (1,1 miliardi). Più lontane le grandi famiglie del capitalismo italiano: Vittorio Merloni è dodicesimo con 972 milioni, gli Agnelli diciassettesimi con 602 milioni, Carlo De Benedetti è 34° con 266 milioni.

Fra i bergamaschi, dopo Rocca si incontra il presidente di Italmobiliare Giampiero Pesenti, con un patrimonio azionario di 401,9 milioni e un incremento sul 2003 del 6%, che l’ha fatto salire dal 24° al 21° posto. Segue Domenico Bosatelli, presidente di Gewiss, con 310,2 milioni, in crescita del 18,58%, salito dal 31° al 29° posto. Per Alberto Bombassei, presidente della Brembo, la classifica di «Milano Finanza», indica un 42° posto (era 45° nel 2003) dato da un patrimonio di 218 milioni, in aumento del 10%. I primi quattro bergamaschi fanno meglio di Marco Tronchetti Provera, che con una partecipazione da 107 milioni in Camfin, capofila del suo impero, si piazza 69°.

Luigi e Giuseppe Lucchini sono 72esimi con un patrimonio azionario di 104,9 milioni dato dalle partecipazioni in Gim, Mediobanca, Pirelli, Rcs e Hopa, in calo del 7,27% rispetto al 2003, quando erano 63esimi.

Più lontano si trovano le tre new entry. Marco Bianchi con la fusione in Kaitech ha portato l’informatica bergamasca in Borsa e si vede riconoscere da «Milano Finanza» un 248° posto per una capitalizzazione di 6,9 milioni. Al numero 291 è indicato Cesare Valtellina: la partecipazione in ePlanet vale 3,9 milioni. Infine, al posto 306 c’è Antonio Percassi, che ai primi di luglio con la controllata Smeraldo ha partecipato alla cordata che ha rilevato il 29,9% di DMail, aggiudicandosi una quota pari al 14,66%. Il patrimonio azionario valutato in classifica è di 2,9 milioni.

(14/04/2004)

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