Allarme rifiuti
Ideologia da smaltire

Complice la palude nella quale si è già cacciata la sindaca di Roma, è di grande attualità il tema dei rifiuti, che da sempre alimenta pulsioni veteroambientaliste di facile consumo. Si tratta invece, e semplicemente, di un grande tema industriale. Un po’ come quello dell’acqua, che non è un rubinetto, ma un ciclo complesso e costoso. Ognuno di noi produce ogni anno una media di 500 kg. Pensiamo soprattutto a sbarazzarcene, ma è solo la tappa di un lungo percorso. La politica, chiamata ad occuparsene perché le aziende del settore sono quasi tutte pubbliche, mette spesso il becco in questo ciclo, interrompendolo o deviandolo, oltre che appesantendolo di assunzioni clientelari. Così, la grande macchina - che chiede agli utenti 8,8 miliardi e costa molto di più - si inceppa, perde soldi, produce inquinamento, discariche intollerabili, ricatti malavitosi e grandi affari per trasportatori di immondizia agli impianti di termovalorizzazione di mezza Europa, che prosperano sulle italiche utopie.

Il percorso dovrebbe iniziare ancor prima dell’acquisto, diminuendo gli imballaggi, continuare nelle nostre cucine, proseguire nella raccolta, che tende al costosissimo «porta a porta» (183 euro a tonnellata contro 89 per quella stradale) e, infine, dovrebbe concludersi nel recupero, o riuso. Ma proprio qui, alla fine del giro, quando c’è la possibilità di incassare e riequilibrare i conti, è sempre scattato il pregiudizio ideologico, impedendo che si realizzino impianti come quello che a Brescia (e presto sempre più a Bergamo) producono energia, riscaldamento e utili comunali, naturalmente dopo aver utilizzato tutto quello che è riutilizzabile. La differenziata ha l’obiettivo 65%, ma è già a un buon 45%. A Roma, il presidente Daniele Fortini, uno dei migliori manager del settore, cacciato dalla Raggi e sostituito da un commercialista di Milano con lo sprezzo del pericolo, l’aveva portata dal 20 al 32%. Il 65% europeo è un limite massimo. Non ha senso puntare più in alto, e dunque c’è una frazione che dovrà comunque essere eliminata in altro modo, ma non in discarica. Dopo decenni di piagnistei, cortei, circonvenzione di illusi da parte della Camorra, ad Acerra, terra dei fuochi, funziona da qualche tempo un termovalorizzatore gestito dai bresciani. Secondo il Cnr, inquina infinitamente meno delle automobili dei dintorni e il livello della diossina è centomila volte inferiore a quello stabilito dall’Oms. Centomila.

Grillo ha teorizzato la decrescita felice nell’epoca facile del contro tutto e tutti. I suoi sfortunati seguaci che ora debbono invece amministrare, sono stati scomunicati perché a Parma, nonostante le promesse elettorali, quello che i grillini chiamano inceneritore, per fortuna dei parmigiani, funziona allegramente.

Il guaio è ora arrivato a Roma, dove ovunque cerchi di chiudere il ciclo dei rifiuti, c’è un certo Manlio Cerroni che ti offre una soluzione, da vero re della monnezza (e la Raggi sembra già nelle sue spire). Una consulente che ha lavorato 12 anni per farla funzionare bene e ora dice che Ama è un disastro, è diventata assessore ed è già famosa per gaffe come quella di invocare la privacy nei confronti della magistratura o quella di dar colpa ai pedoni per il traffico romano. Sintomi di inaffidabilità che a noi sembrano ben più gravi di tre telefonate a Buzzi o dei super compensi che il populismo corrente le addebita.

Una sindaca prodotta a furor di popolo, ha il dovere della discontinuità. E la vera svolta sarebbe quella di innestare un circuito virtuoso, non spedire altri camion di monnezza in Germania o pregare Cerroni di aprire i suoi impianti. Ha esordito in Consiglio comunale evocando una «visione biocentrica che si oppone all’antropocentrismo specista», e sarebbe perdonabile il copia e incolla da Pecoraro Scanio, (un vero maestro...), se questa frase incomprensibile volesse invece dire semplicemente: «Come portavoce dei cittadini, toglierò i rifiuti dalle strade, e non li nasconderò sotto i tappeti. Farò come fanno tutte le grandi città d’Europa». Ma Casaleggio sarà d’accordo? I romani, che pur ben sapevano che, dopo Papi e imperatori, sarebbero stati ora guidati da un computer milanese, aspettano e sperano...

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