Banche, il 2018
un anno di sfide

Si prospetta un 2018 davvero intenso per il sistema bancario, per il cumularsi di una serie di nuove disposizioni in arrivo dall’Europa. L’8 dicembre scorso è scaduto il termine di consultazione per le nuove norme sui crediti in sofferenza, che fissano tempi precisi per il relativo ammortamento (2 anni se privi di garanzie e 7 anni se garantiti). Le riserve espresse dal Parlamento e dalla Commissione Ue, oltreché dalle federazioni bancarie di vari Paesi tra cui il nostro, potrebbero indurre la Vigilanza europea ad attenuare i termini perentori previsti dalla disposizione o a rinviarne l’applicazione, che, comunque, avverrebbe sempre entro l’anno.

A gennaio entrerà in vigore anche la nuova Direttiva Mifid sui servizi finanziari, che obbliga le banche e tutti gli intermediari finanziari a rapporti operativi di massima trasparenza, così come ad offrire alla clientela accurate informazioni e consulenze, al fine di garantire la massima consapevolezza dei rischi e delle opportunità cui si va incontro.

Sempre nel corso del 2018 avrà applicazione la normativa europea sui servizi di pagamento nel mercato interno, denominata Psd2 (acronimo di Payment services directive), che si prefigge di aumentare il livello di trasparenza, concorrenza ed integrazione del mercato europeo dei pagamenti elettronici, fissando limiti predeterminati alle commissioni interbancarie applicate in relazione alle varie tipologie di pagamento effettuate con carte di credito. Scopo principale della normativa, anche al fine di combattere con maggiore incisività l’evasione fiscale, è promuovere la diffusione degli strumenti di pagamento elettronici, riducendo all’osso l’utilizzo del contante, ancora particolarmente elevato nel nostro Paese, ove il ricorso alle carte di pagamento permane limitato. In merito, il Movimento a difesa del cittadino ha dichiarato: «Finalmente il nostro Paese si mette al passo con l’Europa sui pagamenti elettronici, recependo una norma che introduce nuove tutele e garanzie per i consumatori e taglia le commissioni sulle transazioni con carta». L’impegno per le banche di rispettare i nuovi limiti fissati per le commissioni interbancarie, avrà certamente ripercussioni negative in termini di conto economico. Queste, però, potrebbero essere più che compensate dagli indubbi benefici derivanti dal sensibile aumento di rapporti con la clientela.

Con il 2018 le banche saranno anche obbligate ad adottare nuovi principi contabili. Dopo la crisi del 2007, gli organismi di Vigilanza dei vari Paesi occidentali hanno riconosciuto che i meccanismi di assorbimento delle perdite hanno fallito nel cogliere tempestivamente il deterioramento della qualità del credito. A seguito di queste considerazioni, nel 2009 il summit del G 20 ha chiesto agli enti regolatori l’implementazione di misure che riducessero la pro-ciclicità delle capacità di assorbimento delle perdite. Si è così giunti alla decisione di sostituire il modello contabile Ias 39 con un nuovo modello, l’Ifrs 9, che entrerà in vigore proprio il prossimo anno. Con questo nuovo sistema, tra l’altro, le banche non distingueranno più solo tra crediti «in bonis» (quelli ancora buoni) e quelli «non performing» (quelli deteriorati); dovranno, infatti, inserire nei bilanci anche una terza categoria di crediti, quelli «buoni a metà», perché erogati a persone o aziende che si trovano in una fase di stress finanziario. Per questi ultimi crediti, le banche dovranno predisporre opportuni accantonamenti, operando complesse stime future sulle possibili perdite, basate sull’intera vita del credito e sulla prevedibile crescita dell’economia. L’applicazione di queste nuove disposizioni, anche se annunciate da tempo, vanno a sommarsi in un arco temporale molto ristretto, determinando non poche sfide per le banche, sia sul piano organizzativo che gestionale.

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