E la Francia laica urlò:
Siamo tutti cristiani

All’indomani dell’11 gennaio avevamo scritto che quella memorabile giornata parigina era seme e insieme lievito perché tirava fuori l’anima, impetuosa e travolgente, della fratellanza. Milioni di cittadini scesero in strada trasformando in solidarietà il dolore per i massacri jihadisti di Charlie Hebdo. Adesso, proprio da quella Francia universalmente riconosciuta come tempio della laicità, si leva alto un grido in difesa del cristianesimo vittima delle persecuzioni: «I cristiani d’Oriente scompariranno tutti fino all’ultimo?».

A lanciarlo è uno degli intellettuali transalpini più stimati, Jacques Julliard: un passato da sindacalista, una prestigiosa carriera di storico ed editorialista, da sempre attento alle risonanze della religione nella società, fu l’intellettuale di riferimento di quella «seconda sinistra» riformista che negli anni ’70 e ’80 bonificava le scorie di marxismo e massimalismo che inquinavano la politica di Mitterrand.

Con un manifesto bello, onesto e nobile pubblicato da Le Figaro ha gettato il sasso nello stagno. Estremo, non estremista, sovversivo quanto basta, dà voce a un’Europa troppo spessa prigioniera della paura, della diffidenza, della timidezza. Chiede al governo di convocare una riunione speciale del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per fermare il genocidio. «Tutto è cominciato in Iraq – si legge nel testo – dove la comunità cristiana irachena, una delle più antiche del mondo, è stata vittima di violente persecuzioni. Queste persecuzioni si sono estese successivamente alla Siria, dove lo Stato islamico è saldamente affermato. E in Egitto, Libia, in tutto il Medio Oriente e in molte parte dell’Africa si sono moltiplicati rapimenti, stupri, omicidi e scene di terrore. Non si può assistere a tutto ciò nell’indifferenza generale».

«Siamo stati tutti ebrei tedeschi – continua l’appello – siamo stati tutti dissidenti ai tempi di Sakarov e Solgenitsin. Siamo stati tutti Charlie. Ora dobbiamo tutti essere cristiani d’Oriente. Una tale situazione costituisce una negazione dell’umanità che riguarda l’umanità intera».

Più che il numero, decisivo è il peso di chi ha firmato la petizione. Due ex presidenti del consiglio, il neogollista Alain Juppé e il socialista Michel Rocard. Robert Badinter, il ministro di Mitterrand che abolì la pena di morte. E poi una schiera di filosofi non certo classificabili come pasdaran cattolici: Michel Onfray, Marcel Gauchet, Alain Finkielkraut, Luc Ferry, ex ministro dell’Istruzione.

Il retroterra del manifesto lo troviamo negli editoriali di Julliard, che al fioretto preferisce la sciabola. I crimini orribili contro le persone – attacca - hanno suscitato meno emozione di quella, legittima e necessaria, che ha suscitato la distruzione delle sculture pre-islamiche del museo di Mosul. «Come se la vita dei cristiani d’oriente fosse meno preziosa dei tesori artistici dell’umanità. Di fronte a queste atrocità, i giornali di sinistra hanno dato prova di una notevole discrezione, che contrasta con l’indignazione, non meno necessaria e non meno legittima, che accompagna ogni manifestazione di islamofobia».

La lingua di Julliard batte dove il dente duole: «Per noi europei, la contrapposizione tra un Medio Oriente monoreligioso e un’Europa occidentale plurireligiosa appare come una formidabile minaccia per la pace e per la cultura».

La laicissima Francia del manifesto raccoglie il testimone – soprattutto nel timbro virile – del discorso di Papa Francesco a Strasburgo, quello in cui l’Europa era definita «stanca» anche perchè «i grandi ideali che l’hanno ispirata sembrano aver perso forza attrattiva». «Dobbiamo aiutarla a ringiovanire – aveva scandito Bergoglio – a trovare le sue radici».

Non c’è dubbio che l’Europa sia nata da una cultura cristiana, prima ancora della caduta dell’Impero Romano, almeno dall’Editto di Costantino. Così come non si può concepire il mondo orientale senza buddismo, non si può concepire l’Europa senza tener conto del ruolo della Chiesa, della teologia scolastica e dell’azione e dell’esempio dei suoi grandi santi.

L’Europa ha assimilato la cultura greco-romana tanto sul piano del diritto che su quello del pensiero filosofico, e anche quello delle credenze popolari. Il cristianesimo ha inglobato, spesso con grande disinvoltura, riti e miti pagani. Il Medio Evo ha costruito la sua teologia sul pensiero di Aristotele, riscoperto attraverso gli arabi. E se ignorava in gran parte Platone, non ignorava affatto il neoplatonismo, che ha parecchio influenzato i Padri della Chiesa. L’Europa cristiana ha abbastanza identità per non temere di perderla.

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