Germania, torna
l’incubo sicurezza

A Münster in Germania un furgone è piombato su un gruppo di persone davanti ad un Biergarten nel centro della città, nella zona pedonale, causando la morte di tre passanti e il ferimento di più di trenta persone. Al numero delle vittime va aggiunto anche il conducente che si è tolto la vita quando ancora era al volante. Proprio questa circostanza rende improbabile l’ipotesi di un atto terroristico. Non è usuale nelle pratiche di chi compie attentati di matrice islamica togliersi la vita senza provocare al contempo il maggior danno possibile con una carica di esplosivo o con armi da fuoco.

La polizia sta indagando per verificare se vi siano legami con il mondo dei fondamentalisti e con gli estremisti musulmani ed ha compiuto perquisizioni nell’appartamento dell’aggressore. L’autore, secondo informazioni raccolte sul posto dai cronisti, risulterebbe persona psicolabile e già in cura psichiatrica. Tutti i media hanno evidenziato il fatto che si tratta di un tedesco. Col che si intende non un immigrato con il passaporto della Repubblica Federale. Sono questi anche gli indizi che portano a considerare l’accaduto un evento di cronaca e non di terrorismo. La distinzione fra chi è tedesco da generazioni e chi lo è diventato da poco tempo restringe il campo di indagine e rassicura l’opinione pubblica. Nei momenti di paura conta l’appartenenza storica.

Ed è un po’ il sentimento che serpeggia nella società tedesca. Ci si conta tra i fidati e si guarda con diffidenza a chi potrebbe avere motivi in ragione della sua religione e origine a muoversi contro il mondo civilizzato. Una delle novità del contratto di coalizione tra cristiano democratici e socialdemocratici è l’aver istituito un dipartimento al ministero degli Interni dedicato all’Heimat, cioè alla cura del proprio territorio, quello per il quale l’abitante di un luogo sente di nutrire sentimenti di affetto e di appartenenza.

Siamo ad un passo in là rispetto alla dimensione neutrale di cittadino ed entriamo nella sfera dell’identità culturale e delle radici storiche. Un Paese con un passato ingombrante come la Germania certe cose non le può dire ma è questo il sentire diffuso della popolazione. Non a caso il neo ministro degli Interni Horst Seehofer, già capo del governo della Baviera, insiste sul tema migranti e si oppone ai ricongiungimenti familiari. Sa di toccare un tema sensibile e sa di contare sull’appoggio dell’opinione pubblica in vista delle elezioni in Baviera del prossimo autunno.

Del resto episodi come questo di Münster dimostrano come precaria sia ormai diventata la vita pubblica. Il terrorismo di matrice islamica ha cause esterne e ma l’occidente conosce anche una sorta di violenza gratuita che nasce dal suo interno. Gli esempi americani di stragi nelle scuole, nella vita pubblica compiute da cittadini senza alcuna motivazione se non quella di fare danno a quella società alla quale appartengono sono segni evidenti di scollamento sociale. Solo a Las Vegas nell’ottobre 2017 si contano 59 morti. Dal 2010 al 2017 vi sono state 34 sparatorie con 359 caduti.

L’Europa non è l’America ma in Germania nel 2002 a Erfurt un liceale uccide 18 persone per lo più insegnanti, nel 2006 Sebastian B. a Emsdetten al confine con l’Olanda entra nella ex scuola, spara all’impazzata e poi si uccide. Fortuna vuole che vi siano stati solo 11 feriti e nessun morto.

Solo tre anni dopo a Winnenden vicino a Stoccarda un 17 enne ammazza 16 persone tra compagni di scuola, professori e passanti prima di essere a sua volta abbattuto dalla polizia. L’insicurezza è la cifra del nostro tempo anche in Germania.

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