L’Appennino e i borghi
feriti dal sisma

Il terremoto del 24 agosto, che ha quasi raso al suolo i piccoli comuni di Amatrice, Pescara sul Tronto, Accumuli, Arquata e le loro frazioni, ha evidenziato singolari condizioni umane, che riproducono in modo estremamente visibile la realtà dei borghi che non potrà essere trascurata nell’opera di ricostruzione. Dalle tragiche cronache del terremoto, infatti, sono emersi i profondi legami che uniscono questi borghi ai loro abitanti, ma anche a molti forestieri che avevano scelto quei paesi come luoghi di vacanza per trovare una dimensione diversa da quella della città.

Le prime concitate dichiarazioni rilasciate dai superstiti ai soccorritori hanno evidenziato un amore ed un rispetto verso le cose e gli altri che sono proprie di una comunità vissuta. Ha commosso la corale richiesta degli sfollati di Accumuli perché la statua in legno della loro Madonna, rimasta intatta durante il sisma, fosse sistemata nella loro tendopoli, a testimonianza dell’immenso dolore collettivo.

Quella statua, al di là del suo significato religioso, allontanava il timore di non poter recuperare la quotidianità perduta e alimentava la speranza di poter nuovamente godere delle proprie cose e dei propri riti.

Lo stesso intenso significato ha avuto la protesta degli abitanti di Amatrice, decisi a non partecipare al funerale delle vittime a Rieti. Dall’accorato appello rivolto dal Sindaco e da molti cittadini al Presidente del Consiglio, che ha consentito la celebrazione dei funerali ad Amatrice, traspariva la volontà di correre qualsiasi rischio pur di non privare le vittime del sisma dell’ultimo saluto nel loro borgo.

È apparsa anche densa di significato la circostanza che questi piccoli centri, pur non avendo delle grandissime attrattive turistiche, fossero stati scelti come luoghi di vacanze da forestieri, molti dei quali vittime del terremoto. Evidentemente la quiete, l’aria pulita, il buon cibo, i ritmi naturali, con il rapporto speciale che questi borghi creano con l’ambiente e tra le persone, hanno esercitato un potente richiamo per chi è abituato tutto l’anno a vivere fra smog, ritmi frenetici ed è privato, spesso, della possibilità di stabilire autentici rapporti umani. Il terremoto, quindi, ha provocato certamente nelle popolazioni colpite il dolore per la morte di persone care e per la perdita, forse, dell’unico bene materiale posseduto. Ma ha anche inferto un grave lutto collettivo, alimentando il timore di poter perdere quel senso di comunità offerto dal proprio borgo di cui ci si sente custodi e fortunati abitatori. Da qui la ragione dell’accorato appello rivolto da quella gente a Mattarella e a Renzi per riavere il proprio borgo così com’era. Perché questo significherà riavere i ritmi e le consuetudini della propria vita, mantenere i propri ricordi e le proprie semplici e sane abitudini quotidiane.

Ripetere, allora, l’esperienza della «new- town» dell’Aquila, proponendo case nuove e sicure in una nuova località, avrebbe la conseguenza di distruggere comunità ricche di valori identitari. Fortunatamente, i mezzi d’informazione hanno dato, da subito, grande spazio alla possibilità della ricostruzione dei paesi colpiti dal sisma «com’erano e dov’erano», richiamando il modello del Friuli. Sono queste, del resto, le conclusioni cui è giunto Matteo Renzi dopo un colloquio di 4 ore a Genova con l’architetto Renzo Piano, esperto nella ricostruzione e nella messa in sicurezza di centri storici. Ne è seguita la conferenza stampa del Premier che ha abbozzato il piano della ricostruzione.

Si partirà con la sostituzione, in tempi brevi, delle tende e delle roulotte con case in legno sufficientemente confortevoli che, dopo il lungo periodo necessario per la ricostruzione, potranno essere rimosse ripristinando l’ambiente originario. Nel frattempo, si procederà con la «massima rapidità e trasparenza» alla costituzione di «cantieri leggeri», per ricostruire innanzitutto scuole ed ospedali e, successivamente, le abitazioni danneggiate o distrutte.

Naturalmente, l’augurio è che questo programma, ampiamente condivisibile, trovi concreta realizzazione, ma anche che sia monitorato dall’Autorità anticorruzione per scongiurare gli atti criminosi del passato. Tutto ciò, peraltro, potrebbe essere finalmente di stimolo ad un grande piano di investimenti pubblici destinati alla graduale messa in ordine energetica, sismica e idrogeologica dell’intero Paese.

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