Legittima difesa
e rischio boomerang

Mettere più armi nelle mani degli italiani è davvero una risposta efficace al rischio sicurezza che assilla tante persone? La nuova legge approvata ieri dalla Camera che cambia gli articoli 52 e 59 del Codice penale è una legge di mediazione che cerca di venire incontro a una crescente paura diffusa. È una legge che mette al riparo da una deregulation estrema dell’autodifesa come è nei programmi della Lega e sui quali si è allineato all’ultimo momento anche Berlusconi. In sostanza i cambiamenti introdotti riguardano una miglior definizione dei confini di quella che può esser ritenuta legittima difesa («reazione a un’aggressione commessa in tempo di notte ovvero la reazione a seguito dell’introduzione nei luoghi ivi indicati con violenza alle persone o alle cose ovvero con minaccia o con inganno»); e riguardano anche una ridefinizione delle attenuanti di colpa («la colpa dell’agente è sempre esclusa quando l’errore è conseguenza del grave turbamento psichico causato dalla persona contro la quale è diretta la reazione in situazioni comportanti un pericolo attuale per la vita, per l’integrità fisica, per la libertà personale o sessuale»).

Certo, restano sempre margini un po’ aleatori, come ad esempio la definizione di quel «tempo di notte», ma la maggioranza in questo modo ha tentato di arginare una spinta un po’ irrazionale che cerca di far passare logiche di impronta giustizialista. Del resto anche in Francia la questione è stata affrontata in termini molto simili, con una legge che prevede la legittima difesa per l’atto di respingere aggressioni perpetrate di notte con aggressione, violenza ed inganno.

Che le paure di noi cittadini siano paure reali, è difficile nasconderselo. È un «sentiment» diffuso, che se anche non trova un suo riscontro in dati reali circa la crescita della microcriminalità e delle violazioni per rapina degli spazi privati, resta un fattore oggettivo con cui fare i conti. Certamente l’informazione gioca la sua parte. Ma l’insicurezza è anche figlia della crisi, che rende più fragili gli individui e li espone di più alle paure. La crisi ha anche fatto crescere le fasce di marginalità della popolazione, inducendo molti a fare il passo nell’illegalità e nella delinquenza. L’ampliamento del campo della legittima difesa è quindi un modo per dare forse più tranquillità psicologica alle persone e disinnescare la propaganda populista, ma certo non è neppure lontanamente un rimedio al problema. Anzi, come ha sottolineato a Radio Vaticana Daniele Tissone, segretario del sindacato dei lavoratori nella Polizia, potrebbe rivelarsi un boomerang. «Poter ammazzare un ladro che entra in casa o nel negozio - ha spiegato Tissone - potrebbe spingere per esempio anche i criminali ad attrezzarsi in modo adeguato, aumentando la propria potenza di fuoco». E poi ha concluso sottolineando il fatto che a gioire, quando si innescano spirali di questo tipo, come si è visto negli Usa, sono soprattutto le lobby delle armi. Il caso degli Usa non può non far riflettere: una nazione che si è imbottita all’inverosimile di armi e dove una famiglia su tre ha in casa una pistola (gli Stati Uniti con il 4,5% della popolazione hanno il 42% delle armi civili nel mondo), oggi si ritrova con un tasso di omicidi del 3,9 ogni 100 mila abitanti, contro lo 0,8 in Italia. Sono numeri che hanno una loro implacabile oggettività e che confermano che più armi circolano in un Paese e minore è la sicurezza.

Evidentemente non è un rischio che l’Italia corre, essendo i nostri numeri molto lontani da quelli americani. Ma è un segnale di come affrontare il tema della sicurezza facendo leva sulla legittima difesa non porti in realtà molto lontano. Sono ben altre le misure che possono garantire maggiore sicurezza ai cittadini. Sono quelle misure che favoriscono le reti associative e le dinamiche di convivenza e di solidarietà: l’individualismo ci fa sentire tutti più soli e più insicuri. Certamente sono misure che richiedono una visione della società e soprattutto sulle quali è difficile costruire una propaganda per passare in tempi brevi ad un incasso elettorale

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