Passerella sul lago
a rischio luna park

I primi rumors risalgono a un anno fa, era febbraio. Christo, il celeberrimo artista che ha «impacchettato» alcuni dei monumenti simbolo del pianeta, con relativo parterre di milioni di visitatori, avrebbe realizzato una delle sue opere sul lago d’Iseo. Metà bresciano e metà bergamasco. Si raccomandava, contestualmente ai primi rumors, di gestire quello che sarà pian piano definito l’Expo del Sebino, come un evento che avrebbe dovuto sgretolare, una volta per tutte, le frontiere tra bergamaschi e bresciani. Però Bergamo, ufficialmente, l’ha saputo solo ieri.

L’ha saputo solo ieri e solo perché il prefetto Francesca Ferrandino ha deciso di allestire un tavolo con i sindaci, i rappresentanti delle altre istituzioni e delle forze dell’ordine, convocando anche Paola Pezzotti, sindaco di Sulzano e presidente della cabina di regia che si è assunta l’onore - e in verità anche e soprattutto l’onere - di costruire i piani della mobilità e della sicurezza per affrontare il Volga dei 600 mila visitatori (ma le stime sono già state ampiamente definite al ribasso) attesi a calpestare la passerella dei sogni.

Basta farsi un giro sui social, sul profilo facebook di The floating piers - la srl costituita ad hoc per gestire la realizzazione della passerella -, per farsi una vaga idea di cosa arriverà: le parole più ricorrenti, solo quelle in inglese, sono «Can’t wait». Non vediamo l’ora. Dalla California, dal Colorado, da mezza Europa, da tutto il pianeta. Non vediamo l’ora. E, anche, «another reason to revisit Italy», un’altra ragione per tornare in Italia. Eppure, il tavolo per coordinare l’assedio è tutto bresciano, è un tavolo composto sostanzialmente da amministratori locali (seppur «supervisionati» da più in alto) dove però non siede alcun rappresentante della sponda bergamasca del lago. A più riprese, nei giorni scorsi, qualche sindaco dei nostri ha timidamente cercato di far capire che «ci siamo anche noi». Per esempio, Filippo Colosio, di Tavernola: avvertito che dal suo paese, quello bergamasco più vicino a Monte Isola e alla passerella, nei giorni dell’evento non partiranno più traghetti del solito, ha cercato di far capire che così non va. Non l’hanno seguito. Lo stesso ha fatto Giorgio Bertazzoli di Sarnico, che con una fuga in avanti il 13 febbraio ha organizzato un convegno sul tema della viabilità nei giorni di Christo, con l’assessore regionale Alessandro Sorte. Ma da Brescia, pochi segnali. Tanto che Systematica, la stessa società che ha studiato il piano dei flussi di traffico per Expo 2015 e che è stata incaricata di fare altrettanto per l’Expo del lago, non ha nemmeno sentito i sindaci bergamaschi. Avrebbe stimato che «solo» l’8% dei 600 mila visitatori del ponte di Christo passeranno dalle nostre strade. Ma, sempre secondo Bertazzoli, sarebbe «decisamente un numero troppo basso, considerando che Sarnico è una delle porte d’ingresso al lago e che da qui partiranno i traghetti per 3.500 persone al giorno verso Monte Isola». E che sul territorio di Bergamo, non su quello di Brescia, c’è il terzo aeroporto che fa più numeri in Italia.

Nei cento giorni che mancano da qui all’inaugurazione della passerella (il 18 giugno) c’è da costruire il mosaico di uomini e mezzi per far si che la viabilità della Val Calepio e del Basso Sebino non vada completamente in tilt. E nonostante tutto, c’è ottimismo. E le polemiche si stemperano nel sogno di questa passerella dei sogni. Ma bisogna ripeterlo, bisogna ripetere lo stesso invito di un anno fa: l’unione fa la forza, per non rischiare che questa stupenda opera d’arte, questa irripetibile occasione, non diventi un luna park. L’unione fa la forza, anche al fotofinish.

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