Questione morale
Antipolitica in agguato

Era prevedibile che, avvicinandosi le scadenze politiche importanti per gli assetti politici e di potere, si sarebbero moltiplicati gli allarmi di natura giudiziaria. Del resto, ci siamo abituati. Come però siamo abituati ai flop di tante inchieste come è successo a quella che ha triturato il senatore campano del Pd Stefano Graziano: accusato di ricevere voti dal clan camorristico dei casalesi, è stato prosciolto da tutte le accuse con tanto di scuse – sia pure a denti stretti – dei grillini che lo avevano automaticamente dato per colpevole. Adesso sempre dalle parti di Napoli stiamo girando, e sempre di Partito democratico stiamo parlando. I casi sono diversi ma tutti delicati.

Il primo riguarda l’inchiesta Consip, che è la società dello Stato che, per risparmiare, ha il compito di centralizzare gli acquisti per la Pubblica amministrazione. Secondo le accuse, alla Consip giravano mazzette tra imprenditori e funzionari mediante le raccomandazioni dei politici. Siamo arrivati già agli arresti (l’imprenditore Alfredo Romeo, vecchia conoscenza delle bufere giudiziarie, già in carcere alcuni anni fa, poi in parte prosciolto) alle perquisizioni domiciliari (l’ex deputato di An Italo Bocchino, consulente di Romeo e napoletano come lui) e alle intercettazioni che chiamano in causa un ministro (Lotti, il braccio destro di Renzi), un genitore illustre, Tiziano Renzi, addirittura il comandante dei carabinieri, il generale Tullio del Sette. Accuse diverse tra loro naturalmente, e di differente gravità: ma nel frullatore ci stanno tutti insieme. Avete già capito che qui il nome grosso che gira è quello di Matteo Renzi, che potrebbe ricevere danni molto pesanti da questa inchiesta, a meno che non si risolva in un nulla di fatto, come del resto è capitato più volte all’autore dell’inchiesta, il pm di Napoli Woodcock. In ogni caso, una brutta faccenda.

Ma sotto il Vesuvio è scoppiato di nuovo, come nel 2013, anche lo scandalo delle tessere false del Pd: ne hanno trovare un centinaio in una sezione di periferia pagate dalla stessa carta di credito. Ci sono filmati e testimonianze. Il tesseramento gonfiato è una vecchia, brutta abitudine dei partiti italiani, soprattutto a Roma e nel Meridione. A Napoli è la seconda volta che ci cascano, e all’epoca furono annullate le primarie locali per l’elezione del sindaco. È possibile che si arrivi anche questa volta allo stesso risultato: da Roma hanno mandato di corsa un commissario, il deputato milanese Emanuele Fiano, uomo stimato da tutti, e sperano che non scoppi un bubbone ancora più grosso. Che dire? Che è tutta benzina nel motore dei Cinque Stelle. I quali hanno subito organizzato un gran canaio per attaccare Renzi e i democratici e tirare in ballo ancora una volta, come nel caso di Stefano Graziano, i rapporti opachi con le bande camorriste del napoletano. Dopo la scissione, per il Pd è un altro brutto colpo.

Vedremo chi avrà l’ultima parola. Ma una cosa è sicura: questi episodi (e ce ne saranno altri, potete giurarci) non aiutano il sistema rappresentativo del Paese, già pesantemente ammaccato dalla disaffezione dei cittadini, ormai in larga parte o sfiduciati o aggressivi verso la «casta» e le classi dirigenti. E se questa disaffezione è cosa che riguarda un po’ tutti i Paesi occidentali, da noi c’è un elemento in più ad aggravare la faccenda: una questione morale che non riesce a risolversi e anzi fa dilagare i casi di corruzione nei rapporti tra politica, affari e amministrazione pubblica, tanto che secondo Piercamillo Davigo staremmo peggio ora che ai tempi di Tangentopoli. Vero o no che sia, serve un rinnovamento vero della classe politica, e non solo generazionale: occorre che la parte migliore degli italiani – quella più competente e capace, oltre che onesta – cessi di ritrarsi dalla contesa politica, come sta facendo da tempo, e si rimetta ai remi di una barca che sta sbandando pericolosamente.

© RIPRODUZIONE RISERVATA