Voucher in chiave
anti referendum

Si profila un’intesa politica di maggioranza sulla spinosa questione dei voucher. Come si sa, il governo sta cercando di riformare le norme sulla retribuzione del lavoro occasionale ed accessorio così da evitare il referendum chiesto dalla Cgil per abolire i ticket da dieci euro che si acquistano persino in tabaccheria . Ma per evitare il referendum serve una modifica sostanziale della legge sottoposta a quesito: insomma si cerca una soluzione vera, non un semplice maquillage che salvi capra e cavoli, e certo la Camusso non rinuncerà facilmente all’occasione che si è costruita per dare una vigorosa spallata al governo, ieri di Matteo Renzi e oggi di Paolo Gentiloni.

Governi, sia detto per inciso, che la questione dei voucher l’hanno ereditata (il loro uso fu introdotto nel 2003 dal governo Berlusconi con la Legge Biagi e poi perfezionato da Monti-Fornero e Letta) e semmai hanno cercato di eliminare gli abusi con la tracciabilità del documento, senza tuttavia poter impedirne l’enorme e sospetta diffusione.

Molti pensano infatti che questo boom nasconda uno sfruttamento di lavoratori particolarmente deboli e bisognosi, e così è stata motivata prima la protesta dei sindacati e poi la raccolta di un milione di firme da parte della Cgil per ottenere il referendum. Si badi che sull’argomento in casa sindacale le opinioni non sono certo unanimi: la Cisl, per esempio, sostiene che l’abolizione dei voucher sarebbe un errore perché essi hanno di buono l’aver fatto emergere tanto lavoro «nero» e assicurato i contributi sociali a lavoratori iper-precari che comunque non li avrebbero ricevuti. Insomma, dice la Furlan: modifica sì, abolizione no.

Proprio quello che sta provando a fare il ministro Giuliano Poletti in accordo con il presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano (della sinistra dem non scissionista) e la relatrice Maestri, anche lei del Pd. Ieri sera è stata diffusa la linea di un possibile compromesso: i voucher potrebbero essere usati solo dalle famiglie per lavoretti a giornata (esempio: la manutenzione del giardino oppure una badante a ore) e anche le micro-aziende con nessun dipendente e solo il titolare. In certe eccezioni, per esempio le calamità, anche la pubblica amministrazione potrebbe farne uso, e la platea dei lavoratori ammessi a questa forma di retribuzione sarebbero i giovani, gli studenti, gli handicappati, gli extracomunitari e i pensionati, e certe categorie di disoccupati. Ci sarebbero limiti, vincoli, controlli, ecc. La filosofia è tornare all’idea originaria di Biagi ed eliminare l’abuso che dei voucher si è fatto soprattutto nei cantieri edili e ovunque si sia preferito pagare col buono un lavoratore piuttosto che assumerlo.

La Camusso ha già storto il naso di fronte al compromesso di cui si è parlato. Come si capisce, la battaglia è essenzialmente politica: andare al referendum e fare una campagna elettorale contro il lavoro precario, le scarse tutele, contro insomma il Jobs Act e l’abolizione dell’articolo 18, sarebbe un micidiale martello su ciò che resta del riformismo renzista, già falcidiato dal referendum del 4 dicembre, dalla Corte Costituzionale e persino dal Consiglio di Stato. Non a caso alla Cgil si sono accodati non solo quelli di Sinistra italiana, la nuova formazione che ha ereditato il partito di Vendola, ma anche gli scissionisti del Pd che hanno annunciato il loro Sì al quesito referendario.

È per questo che, nelle intenzioni di Gentiloni e di Renzi il referendum va evitato a ogni costo, anche con un decreto, e soprattutto non va calendarizzato insieme alle prossime amministrative di primavera su cui potrebbe esercitare una pesante influenza anti-governativa.

Insomma, dopo il 4 dicembre, ora si tenta una nuova «spallata» al centrosinistra. È vero che è stato cassato dai giudici il quesito più importante proposto dalla Camusso, quello sul Jobs Act, ma anche i voucher sono un ottimo argomento polemico per voltare definitivamente pagina con il Pd di Renzi (e inevitabilmente aprire le porte alla vittoria del Movimento Cinque Stelle alle prossime elezioni).

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