Vino Valcalepio, marchio
biologico sulle colline del Ronco

Sulle colline del Ronco Basso a Villa d'Almè persone «diversamente abili» riescono pure a produrre 9.000 bottiglie a stagione di ottimo Valcalepio doc, una certificazione di qualità stampigliata sull'etichetta alla quale, dalla produzione del 2006, si è aggiunto il bollino che garantisce come il vino ottenuto provenga da uve biologiche non trattate con sostanze di sintesi.

È solo un pregiudizio grande come il Grand Canyon quello che considera i cosiddetti «diversamente abili» non adatti a lavorare di braccio per otto ore al giorno, tutti i giorni. E che ritiene che, quand'anche ingaggiati, la loro operatività sarebbe di molto inferiore rispetto ai cosiddetti «normodotati».

Basta osservare la cura dei giardini del Palazzo della Provincia lungo viale Camozzi in città, il verde pubblico di Ponteranica oppure i prati di alcune case di riposo nel Milanese per ricredersi dall'inveterato luogo comune che associa disabilità a inefficienza, per capire come i dipendenti diversamente abili della cooperativa sociale Oikos di Villa d'Almè siano gente in gamba, forse ben più in gamba di altri.

E, come se non bastasse, sulle colline villesi del Ronco Basso riescono pure a produrre 9.000 bottiglie a stagione di ottimo Valcalepio doc, una certificazione di qualità stampigliata sull'etichetta alla quale, dalla produzione del 2006, si è aggiunto il bollino che garantisce come il vino ottenuto provenga da uve biologiche non trattate con sostanze di sintesi.

Sono bottiglie vendute a privati cittadini, ai negozi del commercio equosolidale e che pure non sfigurano in ristoranti rinomati della zona come la trattoria «Falconi» di Ponteranica o la «Cascina del Ronco» di Villa d'Almè. Alla Oikos («casa» in greco) fa un po' sorridere la distinzione tra normodotati e diversamenti abili. Categorie da profani che fanno a pugni con la piena integrazione che si vive qui ogni giorno.

«Per noi sono dipendenti – precisa la presidente Rosaria Locatelli – ai quali affidare interventi di manutenzione del verde che gli enti pubblici in particolar modo ci chiedono. Una collaborazione vitale in quanto consente alle nostre maestranze (attualmente in sette, ndr.), assunte con il contratto degli agricoli, di essere impegnate tutto l'anno. Cosa che non sarebbe possibile se ci occupassimo esclusivamente di un ettaro e mezzo di vigneto coltivato con filari di Merlot e Cabernet Sauvignon».

Le nuove assunzioni sono dunque in rapporto diretto alla quantità di lavoro che intercetta la Oikos, che fa conoscere i propri servizi di giardinaggio in particolare ad enti pubblici i quali, grazie alle legge 381 del 1991 che disciplina le cooperative sociali, possono stipulare contratti in deroga alla normativa sugli appalti.

«I soggetti da noi assunti che accusano fragilità psico-fisiche, che comunque non compromettono una potenziale capacità professionale – prosegue Locatelli – ci vengono segnalati, per esempio, del servizio di assistenza sociale del Comune che certifica una situazione di disagio. Dopo un tirocinio retribuito (tecnicamente una Borsa Lavoro, ndr.) che va dai tre ai sei mesi c'è l'effettiva assunzione. Nelle loro mansioni, qui alla Oikos oppure in trasferta, i lavoratori sono seguiti da personale specializzato in materia agricola che imposta il lavoro supportandoli in caso di difficoltà.

Inoltre, per potenziare la loro operatività, i nostri dipendenti partecipano a corsi professionali come, per esempio, possono essere le lezioni sulle potature di piante ad alto fusto». Dal 2008 i viticoltori della Oikos hanno in gestione un vecchio vigneto nei terreni del comune di Brembate Sopra. «Qui – spiega Fiorenzo Gervasoni, socio e cantiniere della Oikos – è stato avviato un progetto di riqualificazione che ha previsto l'estirpazione delle vecchie viti e il conseguente reimpianto di una nuova vigna con le stesse caratteristiche produttive di quella già in nostro possesso sulle colline del Ronco di Villa d'Almè».

Ora la Oikos, inserita nel circuito provinciale delle «fattorie didattiche», si candida a diventare «fattoria sociale» per garantire una maggiore fruibilità ai disabili che intendono visitare i suoi anfratti rurali nel pieno del Parco dei Colli, come del resto molte scolaresche già fanno in autunno giusto in tempo per la vendemmia. Un progetto da 81.000 euro sostenuto anche dalla Mia. «Il progetto – conclude Locatelli – si pone l'obiettivo di una valorizzazione complessiva dell'area che, partendo dalla Cascina del Ronco, tocca la zona boschiva, l'area carbonile, il castagneto, lo stagno.

Accanto alle serre già utilizzate per laboratori e piccole coltivazioni potrebbe trovare spazio un'area destinata a vitigni storici. Inoltre sarà possibile attrezzare luoghi di sosta e di riposo. Infine una migliore percorribilità dei sentieri consentirebbe una fruibilità alle persone anziane del territorio sì antropizzato, ma che vanta contesti rurali e ambientali di pregio che val la pena mettere a disposizione dei cittadini più in difficoltà».

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