«Dal bicchiere alla vigna»
Vini a confronto a Sondrio

Vini di montagna a confronto a Sondrio nel corso di un evento promosso dal Consorzio di Tutela Vini di Valtellina, “Dal bicchiere alla vigna 2”, seconda tappa di un percorso, iniziato nel novembre scorso a Bormio, tutto incentrato sulla ricerca della qualità dei vini di montagna e sull'unicità del territorio, considerato un determinante valore aggiunto per i vini valtellinesi, dal Grumello al Sassella, dal Valgella all'Inferno e al Maroggia (tutti Docg Valtellina Superiore) e alla punta di diamante della valle, lo Sforzato Docg. Nel corso dell'appuntamento, tenutosi nei giorni scorsi al Grand Hotel Posta di Sondrio, il discorso è stato allargato anche agli altri vini di montagna italiani, della Val d'Aosta, del Piemonte, del Trentino, dell'Alto Adige-Sudtirolo e della zona dell'Etna in Sicilia.

Un confronto a più voci che ha accompagnato la degustazione di otto vini selezionati provenienti dai diversi vigneti montani, e che ha visto gli interventi, sotto la regia del coordinatore della tavola rotonda Giacomo Mojoli, del presidente Consorzio Vini Valtellina Mamete Prevostini, di Gigi Piumatti presidente Slow Food Editore, di Nereo Pederzoli, di Nino Aiello (quest'ultimo della Guida vini Gambero Rosso), di Giancarlo Gariglio (Guida vini Slow Food), dell'agronomo e preparatore d'uva Marco Simonit, di Claudio Introini presidente della Fondazione Fojanini. Nel dibattito sono anche intervenuti, oltre ai produttori valtellinesi, il trentino Mario Pojer dell'azienda Pojer e Sandri, la piemontese Marcella Burlotto dell'azienda Castello di Verduno, il valdostano Costantino Charrère dell'azienda Les Crêtes, il siciliano Giuseppe Benanti dell'omonima azienda e il sudtirolese Stephan Filippi della Cantina Produttori di Bolzano.

L'evento è poi culminato nella proiezione del film-documentario “Rupi del vino” firmato dal grande regista bergamasco Ermanno Olmi e dedicato all'eroica viticoltura di montagna. Qual è il rapporto dei vini degustati col territorio da cui provengono? Qual è il comune denominatore delle viticolture di montagna? Cosa qualifica il territorio di montagna? A cosa è riconducibile l'acidità fresca che caratterizza questi vini? Qual è l'influenza di un fattore determinante come l'altimetria che, ad esempio, in Valtellina o sull'Etna, differenzia la produzione tra vini più semplici a quote più basse e vini più strutturati a quote più elevate? Questi alcuni degli interrogativi emersi nel corso del convegno che ha cercato di dare alcune risposte. Non c'era la pretesa di costruire un modello unico dei vini di montagna ma solo di verificare gli elementi che legano il vino al territorio montano.

Sono così emerse le parole chiave che hanno caratterizzato la tavola rotonda: acidità, biodiversità, singolarità, altimetria, variabiltà, versatilità, longevità, clima, terra, mineralità, terrazzamenti. Dal forum è risultato che sempre più l'aspetto agronomico genera la tipologia di vino. I luoghi danno identità, la connotazione territoriale porta valore aggiunto. Riferito al vino questo significa approfondire il tema dei terrazzamenti, del loro posizionamento, delle caratteristiche climatiche e del significato che hanno le vigne, da un punto di vista di accresciuto valore agronomico, in riferimento alla longevità della pianta. In modo particolare, la longevità del vigneto è risultato un fattore determinante per la qualità del vino, da ottenere non attraverso pesanti mutilazioni della vite ma, al contrario, puntando su potature equilibrate che consentano alla pianta di consolidarsi.

È importante avere vigneti longevi per la qualità del vino, e qui entra in gioco il ruolo dei potatori e dei preparatori d'uva attraverso i quali passa la conservazione del patrimonio vitivinicolo nazionale che rappresenta un pezzo di economia virtuosa e strategica per il Paese. La giornata si è conclusa con una cena all'insegna della “semplicità difficile a farsi”, curata dagli chef Stefano Masanti (Il Cantinone, Madesimo), Andrea Tonola (Lanterna Verde, Villa di Chiavenna), Mattias Peri (Chalet Mattias, Livigno), Agostino Bullias (Cafè Quinson, Morgex-Aosta), Gunter Piccolruaz (Vanilija à la carte, Sistiana-Trieste).

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