Cerea promuove
il tartufo di Gubbio

Non è abbondante quest'anno, ma sodo e profumato sì, prezioso esaltatore di gusto su tanti piatti. E' il tartufo bianco di Gubbio, il tesoro nascosto – da valorizzare maggiormente - di questa città nota nel mondo per la sua storia e le sue ricchezze artistiche. In attesa dell'accensione, a dicembre, dell'albero di Natale più grande del mondo (disegnato sul monte Ingino da migliaia di luci e chilometri di fili elettrici), il mese di novembre si muove a Gubbio intorno al tesoro nascosto del tartufo bianco, che non ha nulla da invidiare a quello di altre località dell'Umbria o del Piemonte più note per il prezioso tubero.

Ha avuto successo la tradizionale “Fiera del tartufo”, così come ha avuto successo la terza edizione del “Premio Tartufo di Gubbio”, una sfida tra grandi chef, chiamati a ideare e servire a una qualificata giuria un antipasto, un primo piatto e un secondo piatto che prevedessero l'impiego del tartufo bianco di Gubbio.

Nove le “berrette bianche” in gara. Quattro cuochi erano eugubini: Claudio Ramacci della Taverna del Lupo, Paolo Pascolini del ristorante Cia, Massimo Carleo del Castello di Petroia e Nicola Puddu del ristorante Funivia. Altri cinque erano extra moenia, venivano da fuori: Francesco Ambrosini del Bacher di Berceto (Pr), Paolo Lavezzini dell'Hotel Plaza e de Russie di Viareggio, Massino Neri dell'Aoristò di Pistoia, Alessio Rossi del ristorante La Veranda dell'hotel Splendid Royal di Lugano, e Giuseppe d'Abundo del Mezzatorre Resort di Ischia.

Alla fine ha vinto il frontaliere Alessio Rossi, nato a Cantù 44 anni fa, in forza all'hotel Splendide di Lugano dal 2008, dopo aver fatto grandi le cucine di altri prestigiosi alberghi in Europa. Ecco il menù presentato da Rossi: variazione di uovo al tartufo bianco di Gubbio; ravioli di spinaci farciti con stracciatella di bufala e tartufo bianco di Gubbio su pomodorini del Vesuvio (piatto omaggio per i 150 anni Unità d'Italia); maialino da latte a lunga cottura farcito con erbe e tartufo bianco di Gubbio, flan di cachi e la sua salsa tartufata.

Tra tradizione e innovazione, la cucina di Rossi ha avuto il punteggio migliore da parte dei giurati, che hanno votato nel più assoluto anonimato rispetto ai piatti che assaggiavano. Tra i giurati è stato convocato anche Francesco Cerea, uno dei fratelli che hanno fatto grande il ristorante “Da Vittorio” di Brusaporto, tre stelle Michelin: «Sono rimasto meravigliato del valore assoluto che ha il tartufo di Gubbio, un prodotto – dice Cerea - che esalta ancor più il richiamo di questa terra umbra tanto ricca di storia e di arte ma anche di gioielli enogastronomici. Ho visto, inoltre, entusiasmo e voglia di fare da parte degli operatori turistici e dei giovani amministratori della città di Gubbio: con la passione che mettono nel loro lavoro, io penso che passerà presto la crisi generale che interessa un po' tutta l'Italia».

La volontà dell'amministrazione comunale di rafforzare il potere d'attrazione del tartufo di Gubbio è stata confermata dal giovane e dinamico assessore alla Cultura e al Turismo, Marco Bellucci, che afferma:«Già quest'anno abbiamo decretato novembre “mese del tartufo” ed abbiamo arricchito questo periodo con una serie di iniziative che prima non c'erano. Anche novembre diviene un mese vivo per Gubbio, in attesa delle altre attrattive per il Natale. In questa prospettiva il concorso gastronomico serve per far arrivare nella nostra città cuochi ed esperti di enogastronomia tra i più noti in Italia e che quindi fanno una buona pubblicità alla città e al nostro tartufo».

Alla cerimonia conclusiva per le premiazioni sono arrivati da Roma anche due personaggi Rai come Anna Moroni (eugubina che sprizza simpatia alla “Prova del Cuoco” su Rai 1) e il giornalista Giuliano Giubilei (perugino, in forza a Rai 3). Sono stati loro a consegnare il premio a Alessio Rossi ed a fare i complimenti alla organizzazione, curata in primis dalla “e20 Comunicazione” di Gubbio e dal giornalista Claudio Zeni. Un elogio anche agli albergatori e ristoratori che hanno messo a disposizione i loro locali per le varie fasi della manifestazione, con particolare riferimento a Rodolfo Mencarelli, titolare della “Taverna del Lupo” e del “Bosone Garden” dove si è svolta la fase finale. Altre sessioni della giuria si sono svolte nel Park Hotel ai Cappuccini e al ristorante La Cia sul monte Ingino.

Roberto Vitali

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