Traffico di migranti dall’Asia
Tre «safe house» a Torino e Seriate

Smantellata banda criminale che si occupava dell’ingresso illegali di migliaia di pakistani, indiani e bengalesi in Italia.

Promettevano un futuro in Europa a pakistani, indiani e bengalesi disposti a tutto pur di lasciarsi alle spalle povertà e sofferenza. Li stipavano in «safe house», piccoli appartamenti tra Torino e Bergamo, poi li accompagnavano in Francia e in Spagna, stipati come bestie su furgoni e auto di fortuna. La Squadra mobile di Torino e la polizia di frontiera francese, con l’ausilio di Europol, hanno smantellato un’associazione criminale. Otto fermi di indiziato di delitto e due mandati di arresto sono stati eseguiti in Italia, un arresto in Francia. In due anni, l’organizzazione è riuscita a muovere oltre mille immigrati per un giro di affari che supera il milione di euro.

Le indagini hanno preso nel marzo 2019, dopo che un giovane pakistano era stato accoltellato a Torino da alcuni connazionali. Il ferito abitava con altre sette persone in via Cecchi e aveva pagato 500 euro alla banda per raggiungere Parigi. In tasca, però, aveva altro denaro: quelli dell’organizzazione - una vera e propria holding - «volevano tutti i suoi soldi», lui si era rifiutato e loro avevano cercato di ucciderlo.

Gli immigrati arrivavano in Italia con la precisa istruzione di contattare «Ali», leader dell’organizzazione. «Tramite whatsapp, per evitare intercettazioni», si legge nel decreto di fermo. Venivano stipati a decine in piccoli alloggi di Torino, in via Carmagnola, in via Cecchi e in via Portula, e di Bergamo. Poi, dopo aver pagato centinaia di euro, venivano caricati anche a gruppi di trenta su Renault Megane, Boxer Peugeot, Ford Transit. Una decina i viaggi documentati dalle Forze dell’ordine.

Lo scorso 30 aprile a Bruere, nel torinese, su un furgone erano stati trovati 27 indiani e pakistani diretti alla frontiera francese. Tra loro c’erano pure dei minori, stipati in un bagagliaio in cui era difficile respirare. L’associazione si serviva di decine di autisti, arrestati in tutta Europa, in particolare in Francia.

La scorsa estate a Torino si sono verificate violente aggressioni ai danni di pachistani: l’organizzazione non voleva problemi e, tramite minacce, anche di morte, e spedizioni punitive, imponeva ai ’clientì di non rivelare informazioni e di cancellare ogni eventuale traccia che dai cellulari potesse condurre la polizia ai membri del gruppo.

I controlli degli investigatori della squadra mobile si sono intensificati e l’organizzazione aveva deciso di abbandonare la città e di trasferirsi a Serravalle Scrivia, in provincia di Alessandria, e a Seriate, in provincia di Bergamo. «A Torino è diventato impossibile lavorare - dicevano gli indagati intercettati al telefono - Ci sono troppi controlli. Dobbiamo andarcene».

© RIPRODUZIONE RISERVATA