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Venerdì 31 Maggio 2013
«Bisogna tornare a spendere»
Ma allora il rigore non si tira più?
di Giorgio Gandola
Voce del verbo vivacchiare. Io vivacchio, tu traccheggi, egli si dimentica dei debiti. Noi ricominciamo a spendere, voi pagate le tasse, essi governano a sbafo. È la grande tentazione della politica italiana.
Voce del verbo vivacchiare. Io vivacchio, tu traccheggi, egli si dimentica dei debiti. Noi ricominciamo a spendere, voi pagate le tasse, essi governano a sbafo. È la grande tentazione della politica italiana. Non sono passate 48 ore dalla chiusura della procedura sul nostro deficit da parte dell'Europa, che a Roma più di un uomo di governo allenta di un buco la cinghia.
Presidenti di regione che chiedono di sforare il patto di stabilità, ministeri che pretendono un immediato surplus di fondi per le loro competenze, onorevoli che già ritengono il deficit (al 130% del pil) una bazzeccola da convegno.
L'improvviso ottimismo fuori dal tempo è sintetizzato da una frase di Renato Brunetta, capogruppo Pdl alla Camera: «Bisogna tornare a spendere». Certo, così da risalire oltre la soglia del 3% imposta dall'Europa e finire di nuovo in serie B per quattro anni. Senza una lira e senza la faccia.
L'austerità è un'ipotesi, l'atteggiamento è molto italiano - dei politici, non certo dei cittadini che non hanno più niente da spendere - e la filosofia forchettona insospettisce non poco i tedeschi. Ieri il commissario europeo per l'Energia Ottinger si è detto preoccupato «nell'affrontare la questione del deficit e del debito, la difficile governabilità di paesi come l'Italia, la Bulgaria e la Romania», accomunandole maliziosamente. Il ditino alzato germanico è insopportabile, ma la pretesa dei nostri politici di tornare subito a pasteggiare a ostriche e champagne lo è ancora di più.
Giorgio Gandola
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