Homepage
Venerdì 28 Giugno 2013
Piedi ben piantati a terra
per la vicenda degli «F35»
di Giorgio Gandola
Parlando di aerei è meglio tenere i piedi per terra. È vero che l'investimento per il progetto degli F35 darà respiro all'industria aeronautica ed è altrettanto vero (anche se un pelo demagogico) che potrebbe essere utile dirottare i fondi alla costruzione di asili.
Parlando di aerei è meglio tenere i piedi per terra. È vero che l'investimento per il progetto degli F35 darà respiro all'industria aeronautica ed è altrettanto vero (anche se un pelo demagogico) che potrebbe essere utile dirottare i fondi alla costruzione di asili. Ma la domanda di fondo è: a cosa servono questi cacciabombardieri che costano 106 milioni l'uno e che costringeranno il governo italiano a spendere 12 miliardi nei prossimi dieci anni? Risposta degli esperti militari: «Ad armare la portaerei tascabile Cavour per missioni in terre lontane e a rinnovare un parco mezzi obsoleto».
Al di là dell'effetto esotico della frase resta il dubbio sul senso stesso di missioni in terre lontane per guerre che nessuno intende più affrontare. Quanto all'avanguardia tecnologica degli F35, lo stesso Congresso americano sembra molto perplesso al proposito: quell'aereo che decollò per la prima volta sette anni fa continua a non convincere e c'è il fondato rischio che invecchi da prototipo, impigliato nelle polemiche politiche. Ad eccitare gli animi dei militari italiani c'è anche l'effetto «aereo invisibile» come il collaudatissimo Stealth.
Ricordiamo quando, a qualche chilometro da Belgrado, i bambini ballavano sulle sue ali abbattute durante la guerra dei balcani cantando: «Guardate, non era invisibile». Su queste basi, e con i morsi della più devastante crisi degli ultimi cinquant'anni addosso, ha senso spendere 12 miliardi per una flotta di Maserati con le ali?
© RIPRODUZIONE RISERVATA