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Domenica 07 Luglio 2013
Giù dal Duomo col paracadute
Ma nella vita c'è volo e volo
di Giorgio Gandola
Tanto rumore per nulla. La vicenda del paracadutista sceso dalle guglie del Duomo di Milano in qualche secondo ci ricorda ben altro volo e ben altro atterraggio. Era il 1987, la Guerra fredda si stava scongelando ma i sistemi di difesa sovietici non lasciavano spazio neppure a un fringuello.
Tanto rumore per nulla. La vicenda del paracadutista sceso dalle guglie del Duomo di Milano in qualche secondo ci ricorda ben altro volo e ben altro atterraggio. Era il 1987, la Guerra fredda si stava scongelando ma i sistemi di difesa sovietici non lasciavano spazio neppure a un fringuello. Nonostante questo un ragazzo tedesco, Mathias Rust, 19 anni, riuscì con un piccolo Cessna a violare la fortezza dell'impero russo ed atterrò sulla Piazza rossa. Fra la cattedrale di San Basilio e il Cremlino. Cinque ore di volo in territorio sovietico, un Icaro fuori dal tempo.
Cinque ore per dimostrare al mondo che nessuno era imbattibile e che dalla follia si poteva anche uscire vivi. Per due volte avvistato dai caccia, per due volte perso di vista. Quell'insetto compariva e scompariva dai radar, volava troppo basso per la contraerea, ebbe persino la fortuna di sorvolare l'aeroporto di Sheremetyevo durante una manutenzione straordinaria, con le apparecchiature di rilevamento spente.
In Piazza rossa Mathias Rust fu circondato dalla polizia mentre la gente applaudiva credendo che fosse un compagno della Ddr, come da bandiera sull'alettone posteriore. Poi fu processato e condannato a 4 anni di carcere. Gli fu evitata la Siberia, dove avrebbe trovato (con conseguenze spiacevoli) gli inefficienti ufficiali dell'aviazione e del controspionaggio che per colpa sua erano stati esiliati laggiù. Scontata la pena e tornato a casa, si macchiò del tentato omicidio della fidanzata. Ha 45 anni e vive di quel ricordo. Caro paracadutista goliarda, nella vita c'è volo e volo.
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