Homepage
Sabato 13 Luglio 2013
Un pasticcio all'italiana
sempre più indigesto
di Giorgio Gandola
Come direbbe Snoopy, la trama si infittisce. E la decisione del governo di revocare in fretta e furia l'espulsione di Alma Shalabayeva e della figlia di 6 anni sembra una giustificazione a posteriori per dare una mano di bianco sulla coscienza e sulla credibilità del Paese.
Mamma e bimba, espulse con una velocità sospetta un mese e mezzo fa - anzi consegnate al regime kazako di Nazarbayev che «pratica regolarmente tortura e maltrattamenti» (Amnesty International) - in questo momento potrebbero persino essere ostaggi di un governo che ha tutto l'interesse di utilizzarle come merce di scambio per riavere il marito (e papà) dissidente, esule a Londra.
Il pasticcio all'italiana è sempre più indigesto, la figuraccia internazionale sempre più palese e le domande sempre più imbarazzanti. Perché quel blitz per cacciare due persone che non avevano commesso reati ed erano in possesso di regolare passaporto? Perché nulla fu riferito al ministero degli Esteri, a quello della Giustizia, alla presidenza del Consiglio e, a quanto pare, neppure al ministero dell'Interno (anche se Sel e grillini chiedono la sfiducia di Alfano)? Perché i funzionari dei due uffici coinvolti nella faccenda (Digos e Immigrazione) sono stati subito promossi?
La storia ricorda in peggio la vicenda di Abu Omar, orchestrata con i servizi segreti americani negli anni della grande tensione dopo l'11 Settembre. Per Alma e la piccola Alua non c'era neppure quell'emergenza. Ieri palazzo Chigi ha completato l'opera con la frase: «Alma potrà tornare in Italia e chiarire la sua posizione». Come se fosse libera di farlo.
Giorgio Gandola
© RIPRODUZIONE RISERVATA