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Mercoledì 09 Ottobre 2013
Se Alitalia vola basso
E ogni giorno perde 2 milioni
di Giorgio Gandola
E' dai tempi di Modugno che non si abusava così apertamente del verbo volare. Abbiamo in mente l'Alitalia, il suo eterno incedere da azienda decotta e il destino di linea periferica di Air France.
E'dai tempi di Modugno che non si abusava così apertamente del verbo volare. Abbiamo in mente l'Alitalia, il suo eterno incedere da azienda decotta e il destino di linea periferica di Air France. Negli ultimi sei mesi la compagnia di bandiera, salvata con le trombe bipartisan dei politici (Prodi e Berlusconi) nel 2008, ha perso 360 milioni di euro, vale a dire 2 milioni al giorno.
Dall'anno del salvataggio la new company ha perso cinque miliardi, inghiottiti dentro il buco nero dei costi di gestione. Nessun risparmio, nessuna economia di scala, solo chiacchiere. E questo sarebbe volare? Non può volare un elefante. Air France la voleva acquistare allora e continua a volerla acquistare oggi.
Tutti hanno perso cinque anni e una montagna di denaro. Per questo, quando sentiamo la fanfara che intona di nuovo l'inno di Mameli e che addirittura vorrebbe assommare treni e aerei (con l'accorpamento di Alitalia e Trenitalia) ci corre un brivido nella schiena. Senza un piano industriale e la previsione di notevoli sacrifici si va dritti verso il muro. Ancora una volta.
L'arrivo di Air France avrebbe qualche conseguenza non piccola, è bene saperlo. Anche perché uno shuttle Alitalia che porta i passeggeri direttamente da Linate a Parigi ogni ora diventerebbe letale per Malpensa. Ma tant'è, la politica aeroportuale non può essere lasciata in mano a chi perde due milioni al giorno. E neppure a una politica che, per tradizione, vola basso.
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