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Domenica 03 Novembre 2013
Giovani lontani dal volontariato
Due su tre non l'hanno mai fatto
Due terzi dei giovani tra i 18 e i 29 anni non ha mai vissuto un'esperienza di volontariato: è il datoche emerge dall'indagine «Volontariato e impegno civile della generazione 18-29 anni.
Due terzi dei giovani tra i 18 e i 29 anni non ha mai vissuto un'esperienza di volontariato: è il dato piuttosto sorprendente rispetto alla generale impressione di un universo giovanile impegnato in questo settore che emerge dall'indagine «Volontariato e impegno civile della generazione 18-29 anni» effettuata da Ipsos per conto dell'Istituto Toniolo nell'ambito del Rapporto giovani. E dalla ricerca emerge anche che, tra chi si impegna in attività sociali, le donne sono più degli uomini.
Lo studio ha già affrontato, durante l'ultimo anno, i temi relativi, tra gli altri, al rapporto tra i giovani e lavoro, famiglia, scuola, politica. Ora è la volta del volontariato. Dai risultati emerge come il mondo del volontariato deve fare ancora molto per conquistare l'attenzione dei giovani: lo studio evidenzia, infatti, che il 64,7 per cento «non ci ha mai provato».
Tra quel 35,3 per cento di giovani che dichiarano un qualche coinvolgimento il 15,8 per cento ne parla come un'esperienza passata; solo per il 13 per cento è un'attività «viva e presente» che si divide tra impegno saltuario per il 7 per cento ed è, invece, continuativo solo per il 6 per cento degli under trenta. Ma tra questi ultimi l'attività di dedicarsi al prossimo tende leggermente a diminuire con il crescere dell'età: si passa dal 6,7 per cento dei ventenni al 5,7 per cento dei quasi trentenni.
L'indagine mostra una differenza di sensibilità tra uomini e donne: i primi, tra saltuari e abituali, si impegnano per il 12,6 per cento, mentre le giovani raggiungono il 14,6 per cento. Anche il titolo di studio ha un peso: il 48 per cento di coloro che hanno conseguito un livello di istruzione superiore ha o ha avuto esperienze di volontariato contro il 25 per cento del livello inferiore. Il rapporto mostra anche una differenza geografica: i giovani del Nord si mostrano un po' più impegnati dei coetanei del Centro Sud e delle isole: il 40 per cento di chi abita al Nord ha fatto o sta facendo esperienze, mentre al Sud la percentuale scende al 33 per cento.
La famiglia sembra, poi, influenzare poco la scelte dei giovani: solo il 6,5 per cento dichiara che il nucleo familiare ha inciso «molto» nella propria decisione, il 20 per cento «abbastanza» il 33 per cento «poco significativa», il 40 per cento risponde che la famiglia non ha avuto alcuna incidenza. Ma c'è un altro dato sorprendente.
La stragrande maggioranza di chi fa volontariato preferisce farlo da solo: oltre l'86 per cento dei giovani dichiara di non appartenere ad alcuna associazione e solo il tre per cento aderisce a più gruppi.
Riguardo alla politica, già il precedente Rapporto sul tema aveva messo in evidenza la difficile relazione giovani e politica: da quest'ultima indagine emerge che solo l'1,7 per cento dichiara di militare attualmente e in modo continuativo in una formazione politica, il 2,6 per cento lo fa saltuariamente; per oltre 4 giovani su 10 l'attività politica è una cosa del passato.
In conclusione oltre il 91 per cento dei giovani tra 18 e 29 anni si dichiara del tutto estraneo a forme di impegno politico. I risultati della ricerca, commenta Rita Bichi, docente di Sociologia all'Università Cattolica e fra i curatori della ricerca, «evidenziano, ancora una volta e a conferma dei dati già raccolti dell'Istituto Toniolo, la difficoltà dei giovani italiani a trovare un'identità sociale, e dunque un'appartenenza alla collettività di cui pure fanno parte, che li orienti alla partecipazione, che questa sia di sostegno alle attività sociali o alla vita politica».
«A fronte di un avvicinamento in età adolescenziale – prosegue la ricercatrice – si assiste a un progressivo allontanamento non certo solo dovuto al crescere degli impegni di studio e di lavoro ma, con tutta probabilità, imputabile anche allo scarso impatto delle istituzioni e delle agenzie di socializzazione sulla motivazione alla partecipazione. Non a caso la famiglia è relativamente ininfluente sulle scelte dichiarate».
Il trend, conclude Bichi, «rispetto agli ultimi cinque anni, è in calo, pur se si conferma la moderata crescita dell'impegno femminile. Nel complesso, la fotografia che si ricava dai dati conferma, accanto a quella relativa ai numeri della disoccupazione giovanile, le preoccupazioni per un futuro che si prospetta foriero di processi di esclusione sociale per larghi strati di popolazione».n
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