Scienza e Tecnologia
Giovedì 18 Gennaio 2024
La fame insaziabile del tumore del seno apre a nuove cure
Le cellule del tumore della mammella sono capaci di mangiare e digerire la matrice extracellulare che le circonda pur di soddisfare la loro continua fame di energia. Lo dimostra lo studio coordinato dalla biotecnologa italiana Elena Rainero all'Università di Sheffield, nel Regno Unito. I risultati, pubblicati sulla rivista Plos Biology, fanno luce su un meccanismo di sopravvivenza delle cellule tumorali finora ignoto che potrebbe diventare il bersaglio di nuove terapie anti-cancro.
I ricercatori lo hanno scoperto studiando il comportamento delle cellule tumorali in diverse condizioni: le hanno infatti disseminate nel collagene (il principale costituente della matrice extracellulare), in una matrice costituita da un preparato commerciale e sulla plastica, sia in presenza che in assenza di alcuni aminoacidi. Senza questi 'mattoni' essenziali, le cellule sono riuscite a sopravvivere solo in presenza della matrice.
Grazie a una marcatura con molecole fluorescenti, i ricercatori hanno osservato che le cellule tumorali sono in grado di fagocitare la matrice extracellulare attraverso un meccanismo chiamato 'macropinocitosi' per poi digerirla all'interno dei lisosomi, veri e propri centri di raccolta e riciclo dei rifiuti cellulari. In questi organelli si attivano dei processi metabolici che permettono di estrarre dalla matrice due amminoacidi in particolare, la tirosina e la fenilalanina, che vengono usati per produrre energia. Bloccando questo processo a vari livelli, si è osservata una riduzione della crescita cellulare e una minore capacità delle cellule tumorali di migrare e invadere i tessuti circostanti.
"I nostri risultati indicano che le cellule del cancro della mammella sfruttano i nutrienti nella matrice extracellulare in tempi di carenza di nutrienti e che questo processo dipende sia dalla macropinocitosi che dalla conversione metabolica di aminoacidi chiave in substrati che rilasciano energia", spiega Rainero. “Il metabolismo della tirosina e della fenilalanina potrebbe rappresentare una vulnerabilità per le cellule tumorali che prosperano in un microambiente privo di nutrienti”.
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