Paolo VI, i Brigatisti
e la nuova misericordia

Venerdì 20 marzo alle 20,45 nella chiesa di Sorisole la meditazione «Uomini, siate uomini» di cinque giovani dell’Università Cattolica di Brescia.

«Uomini, siate uomini. Uomini, siate buoni, siate saggi, siate aperti alla considerazione del bene totale del mondo. Uomini, siate magnanimi. Uomini, sappiate vedere il vostro prestigio e il vostro interesse, non contrari, ma solidali col prestigio e con l’interesse altrui. Uomini, non pensate a progetti di distruzione e di morte, di rivoluzione e di sopraffazione; pensate a progetti di comune conforto e di solidale collaborazione. Uomini, pensate alla gravità e alla grandezza di quest’ora, che può essere decisiva per la storia della presente e della futura generazione; e ricominciate ad avvicinarvi gli uni agli altri con pensieri di costruire un mondo nuovo». È un brano dell’omelia che Paolo VI lesse il 13 maggio 1967 a Fatima, in Portogallo, in occasione del 50° delle apparizioni della Madonna e mentre imperversava la guerra del Vietnam. È uno dei brani che venerdì 20 marzo, alle 20,45 nella chiesa parrocchiale di Sorisole, cinque giovani dell’Università Cattolica di Brescia leggeranno per la meditazione religiosa «Uomini, siate uomini», proposta dalla Parrocchia di San Pietro, il Comune di Sorisole e il Gruppo di Attività artistiche di Sorisole proposta nel 203° anniversario della morte di don Giovanni Antonio Rubbi «ol preòst sant» (1693-1785).

Cristiano Azzolin, Marco Panini, Chiara Keller, Daniela Foresti e Francesca Tobanelli improvvisandosi attori proporranno l’esito di un laboratorio di drammaturgia sulla figura di Paolo VI, condotto da Luciano Bertoli, anche in veste di regista.

La serata sarà introdotta da monsignor Alfredo Scaratti, parroco della cattedrale di Brescia. Brani e riflessioni per ripercorrere la figura di Paolo VI fino a quella lettera-appello «agli uomini delle Brigate Rosse» che il 16 marzo 1978 avevano rapito il presidente del consiglio Aldo Moro: «Vi prego in ginocchio, liberate l’onorevole Aldo Moro, semplicemente, senza condizioni, non tanto per motivo della mia umile e affettuosa intercessione, ma in virtù della sua dignità di comune fratello in umanità, e per causa, che io voglio sperare avere nella vostra coscienza, d’un vero progresso sociale, che non deve essere macchiato di sangue innocente».

La serata avrà anche riferimenti al crocevia dei drammi esistenziali del nostro tempo, con la riproposizione delle «beatitudini». Letture che incroceranno orizzonti di urgenza e attualità nella sollecitazione: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia». Un invito all’ormai prossimo Giubileo della Misericordia che il prossimo 8 dicembre Papa Francesco aprirà a Roma.

© RIPRODUZIONE RISERVATA