Usa 2008/ Non solo Casa Bianca:l'onda democratica al Congresso

Usa 2008/ Non solo Casa Bianca:l'onda democratica al Congresso Alla caccia della maggioranza dei tre quinti al Senato

Roma, 27 ott. (Apcom) - Non c'è solo la Casa Bianca in palio il 4novembre: ci sono le elezioni politiche a cui pensare (oltre a 11poltrone di governatore, numerose elezioni locali, statali, ereferendum vari).Al Congresso di Washington, i repubblicani rischiano una batostasecondo i sondaggi, dopo la sconfitta già subita nel 2006 nelle'midterm elections', a metà del secondo mandato Bush. Il 4novembre gli americani votano per rinnovare per intero lacomposizione della Camera (il mandato dei deputati dura due anni)e un terzo dei seggi del Senato (i senatori restano in carica seianni, ma vengono eletti a scaglioni).Ogni due anni quindi negli Stati Uniti si rinnova quasi perintero il Parlamento. Il sistema fu pensato dai padri fondatoriper controbilanciare il grande potere esecutivo del sistemapresidenziale: l'inquilino della Casa Bianca nel suo mandatoquadriennale rischia di trovarsi senza maggioranza in Congressose l'operato del suo partito non è gradito.Quest'anno sono parecchi i seggi in ambedue le Camere chepotrebbero scivolare nelle mani dei democratici; il partito "blu"dovrebbe ottenere un dominio di rara ampiezza. Si prepara quindiun potenziale paradosso: se il democratico Barack Obama vinceràla Casa Bianca avrà l'intero Congresso in mano. Ma se sul filo dilana il suo rivale repubblicano John McCain riuscirà a diventarepresidente, magari grazie al "fattore razza", si troveràcertamente un parlamento di segno opposto.Ci sono delle vere roccaforti repubblicane che sembrano arischio. Qualche nome: Elizabeth Dole, senatrice della Carolinadel Nord, potrebbe perdere in favore della sfidante Kay Hagan enegli ultimi giorni ha parlato della minaccia di un "assegno inbianco" ai democratici. In Kentucky, il capogruppo repubblicanoal Senato Mitch McConnell ha visto l'avversario Bruce Lunsfordavvicinarsi pericolosamente nei sondaggi. In New Hampshire ilrepubblicano John Sununu è decisamente indietro rispettoall'avversaria Jeanne Shaheen.Alla Camera, gli strateghi democratici (che già ora hanno 235seggi contro 199) sperano di vincere almeno 12 dei 26 seggirepubblicani che si liberano per pensionamento, e puntano suseggi repubblicani in Colorado, Connecticut, Florida, Michigan,Nevada, New York...Ci sono delle eccezioni. Il democratico Tim Mahoney che avevastrappato nel 2006 in Florida un seggio alla Camera in territoriorepubblicano potrebbe ora cederlo al rivale Tim Rooney: colpa diuno scandaletto da 150mila dollari, quelli versati a una presuntaamante, venuto alla luce - naturalmente - a pochi giorni dalleelezioni. Tuttavia i democratici dovrebbero ampiamenteconsolidare le loro posizioni anche in termini di deputati.All'eventuale presidente Obama per avere una maggioranzaveramente solida, però, servono soprattutto 9 seggi al Senato,dove adesso i democratici ne hanno appena 51. Con 60 seggi alSenato un partito ottiene quella che è detta "filibustering proofmajority", una maggioranza dei 3 quinti che è a prova diostruzionisti.In Senato ogni senatore può parlare senza limiti di tempo,prolungando i tempi di discussione di un provvedimento (illeggendario Strom Thurmand si preparava facendo il bagno turcoper disidratarsi e poter bere senza urinare). Bastano 40 votiper bloccare qualsiasi provvedimento della maggioranza e ne è unesempio la battaglia che dura da anni sulla guerra in Iraq. Lamaggioranza democratica ha votato decine di volte per forzare ilritiro delle truppe, ma non è mai arrivata a 60 voti e la guerraè andata avanti lo stesso. Neppure Bill Clinton nel 1992 avevauna maggioranza al Congresso così, e l'opposizione repubblicanariuscì a colpi di ostruzionismo a bloccare il sogno di Hillary:garantire a tutti gli americani l'assistenza medica.Ma con 3 quinti dei seggi, un partito può chiedere lo stop alladiscussione di una legge e bloccare i 'filibustieri'. E' lospettro di cui parlano i repubblicani in questi giorni paventandouna sorta di dittatura, una "one-party rule", il dominio di unpartito solo.C'è anche qualche stratega democratico secondo cui troppo poterefa male: con le elezioni ogni due anni, il sistema americano fapresto a disarcionare gli arroganti. Ma c'è da scommettere che ilpartito di Obama, in questo 2008, è pronto a correre il rischio.

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