I debiti delle colombe

di Giorgio Gandola
I conti di un partito non sono soltanto numeri, ma parlano curiosamente di linea politica e di autonomia intellettuale. Prendiamo il Pdl, in questo periodo spaccato tra falchi e colombe, fra lealisti fedeli a Silvio Berlusconi e riformisti più vicini a Cicchitto e Formigoni.

di Giorgio Gandola
I conti di un partito non sono soltanto numeri, ma parlano curiosamente di linea politica e di autonomia intellettuale. Prendiamo il Pdl, in questo periodo spaccato tra falchi e colombe, fra lealisti fedeli a Silvio Berlusconi e riformisti più vicini a Cicchitto e Formigoni.

Il Pdl - come ha scritto Libero in una recente inchiesta - perde tre milioni di euro e ha debiti complessivi calcolabili attorno ai 33 milioni. La gestione di un movimento è sempre molto complessa e il suo stato di salute finanziario dipende dalla generosità dei rimborsi elettorali (importi dimezzati dal governo Monti con un boato di approvazione dei cittadini) e dal rigore con il quale i parlamentari cedono al partito una percentuale degli emolumenti.

Nel Pdl la pratica non è particolarmente popolare, visto che solo il 10% degli eletti è in regola con i versamenti e il 30% non ha mai versato nulla. Ora il Pdl rischia di deflagrare a beneficio della resurrezione di Forza Italia, il progetto politico originale che tante soddisfazioni diede a Silvio Berlusconi.

Ma al 2012 Forza Italia aveva un disavanzo patrimoniale di 67,9 milioni di euro e un debito complessivo di 88 milioni con il sistema bancario. La più solida garanzia per non portare i libri in tribunale è costituita da 102 milioni di euro di fidejussioni rilasciate dal «senatore Silvio Berlusconi».

Tutto questo per dire che senza il Cavaliere il centrodestra fallisce. Abbiamo parlato di economia spicciola, ma siamo proprio sicuri che non si tratti di politica profonda?

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