Chiazze

Quel giorno da un pozzo della Union Oil a Santa Barbara in California (oggi paradiso del turismo palestrato) fuoriuscì del petrolio, tanto petrolio. E quel fatto si trasformò in uno dei primi disastri ambientali mediatici, nel senso che fu ripreso dalla Tv e fece scalpore. Era il 1969, lo stesso anno dello sbarco sulla Luna.

Da allora, per iniziativa del senatore Gaylord Nelson, ogni 22 aprile si celebra l’Earth Day, la giornata mondiale della Terra. Un momento di riflessione, discorsi a profusione, promesse e rassicurazioni stereo che «lasceremo il pianeta ai nostri figli così come l’abbiamo ricevuto dai nostri padri». Al di là della demagogia, speriamo anche meglio. E non sarebbe difficile. Perché negli anni ’60 e ’70, silenziosamente, inquinamento e scempi - almeno in Occidente - erano diventati prassi comune. Oggi la sensibilità e l’attenzione nei confronti dell’ambiente sono certamente superiori. E, fatta la tara a un certo ambientalismo da salotto, la cultura media delle persone è aumentata. Ciò farebbe ben sperare in un futuro più green nel nostro Paese se non ci fosse, proprio in queste ore, la chiazza petrolifera alla foce del Polcevera (Genova) a indicarci che la strada da percorrere è ancora lunga. Il sindaco Doria guarda il fiume e lancia l’allarme: « La pioggia potrebbe spingere altro petrolio in mare. Forse le barriere sono state messe in ritardo». Colpa dei mancati controlli, colpa dell’azienda, colpa di tutti e di nessuno. Nel frattempo un’altra chiazza s’è presentata davanti a Pegli, è arrivata a Varazze e sta bordeggiando sulla riviera di Ponente. Era il 1969. Ieri.

© RIPRODUZIONE RISERVATA