Facciamo l’alba

In questi giorni è partita una crociata. Il riferimento non è alla scia di terrore che ha insanguinato Parigi, paralizzato Bruxelles e tolto serenità a tutti noi. Più semplicemente è l’iniziativa di Alba Antonella Parietti che dalle pagine del proprio profilo Facebook ha denunciato, pubblicamente e alla magistratura, i leoni (e qualche leonessa) da tastiera che l’hanno ricoperta di insulti irripetibili.

Motivo? Un suo battibecco mediatico con Matteo Salvini, leader della Lega Nord. Nella vita ci si abitua a tutto, ma è l’ennesimo segnale che ormai la giungla di Facebook è ritenuta, a torto, un porto franco ove educazione e buonsenso sono completamente apolidi. Si riesce a litigare anche sul meteo, come in un’enorme curva sud, dove l’altro è semplicemente un avversario. Da battere. Basta una bufala per creare un trend, una leggenda metropolitana, un mostro contro cui scagliarsi, una verità rivelata su cui costruire iperboli, teorie complottiste e teoremi di alta politica strategica. In questo virtuale Mare Nostrum c’è chi sguazza e ci sono i pesci che abboccano.

Trilussa, appena 70 anni fa ne «I Nummeri», ricordava, riferendosi al numero 1, che è un poco «quello che succede ar dittatore, che cresce de potenza e de valore più so’ li zeri che je vanno appresso». In un attimo si è presi di mira, come stolti e poetici buonisti. Oggi è una delle colpe più gravi. È una spirale perversa, alla faccia di chi l’ha definita nuova democrazia. La rete appare sovrana, qualcuno la riterrebbe ideale per dare un governo alla nazione. Poi spegni lo smartphone e ammiri un tramonto. Forse è quello della ragione, con le denunce facciamo l’Alba.

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