Intercambiabili

Troppa grazia, Sant’Ambrogio. Parafrasando la nota leggenda popolare che coinvolgeva Sant’Antonio, i milanesi preparano a una corsa elettorale di buon livello. E il capoluogo lombardo sarà un attendibile laboratorio in cui l’interesse pubblico può diventare primario rispetto alle pastette della politique politicienne, come dicono i francesi.

I due candidati principali si somigliano così tanto che potrebbero scambiarsi di posto senza suscitare reazioni. Giuseppe Sala fu city manager di Letizia Moratti e dopo i fasti dell’Expo corre per il Pd; Stefano Parisi fu consigliere economico di Ciampi e Amato (con passato alla Cgil) e scende in campo per il centrodestra. Questo a conferma che il partito della nazione stile Merkel esiste già nei fatti. Nessuno di loro è politico di professione, i due conoscono la pubblica amministrazione, gli asset principali di una regione che corre a velocità doppia rispetto al resto d’Italia. E sono sufficientemente pragmatici da non farsi invischiare in guerre di posizione sui cavilli. Anche la sinistra arancione ha sciolto la riserva; incassato il no di un Colombo (Gherardo) ha ottenuto il sì di una Colombo (Daria), moglie del cantautore Vecchioni e leader nella stagione dei girotondi, quando la gauche caviar pendeva dalle labbra di Nanni Moretti. Formidabili quegli anni, commenterebbe Mario Capanna, prima di rinchiudersi in casa a difendere - da paladino dell’equità sociale - il vitalizio di consigliere regionale dal taglio del 10% chiesto per solidarietà. Completano lo scenario l’avvocato Cinquestelle Gianluca Corrado e il candidato di Pippo Civati, il Varoufakis della Brianza. Comunque vada e con tutto il rispetto per la brillante grillina Virginia Raggi, chi perde a Milano potrebbe tranquillamente andare a fare il sindaco di Roma.

© RIPRODUZIONE RISERVATA