Se l’Italia vince sott’acqua

L’orgoglio naviga sott’acqua. Tranquilli, non è la solita tirata contro la politica di un’Italia che fatica a decollare, ma la sottolineatura di un successo mondiale del nostro Paese che rischia di passare in secondo piano: il ritrovamento nelle acque egiziane del più grande giacimento di gas del Mediterraneo da parte dell’Eni.

Una vittoria italiana completata dalla notizia che il know how tecnico per scoprire quel ben di dio energetico è merito di Tenaris. Vale a dire la conferma dell’eccellenza dell’ingegneria bergamasca nel mondo. La faccenda ci riporta a Enrico Mattei, all’epopea di un’azienda di Stato che non è solo fatturato e ricerca, ma anche politica.

L’Eni, bersaglio preferito (qualche volta a sproposito) del populismo nazionale, è un valore da salvaguardare. Nei Paesi più sperduti del globo, dove la nostra diplomazia conta come il due di picche, l’ufficio dell’Eni rappresenta l’Italia meglio delle ambasciate, e lotta con il coltello fra i denti per mantenere posizioni d’avanguardia contro i colossi planetari nel settore decisivo dell’energia.

Su quel pianeta, dove fondi neri e tangenti sono connaturati con l’enormità degli interessi in gioco, ogni concessione è una lotta senza quartiere e solo qualche anima bella può pensare che gli affari si facciano ballando il valzer.

Ricordate Pierfrancesco Pacini Battaglia detto Chicchi, l’uomo che Di Pietro definì «un gradino sotto Dio»? Portò in Italia il gasdotto d’Algeria e al sottoscritto disse in un’intervista: «Se i governi italiani invece di perdere tempo a occupare la Rai avessero protetto come si doveva l’Eni, forse non saremmo politicamente così insignificanti». Per questo nessuno sottovaluti la vittoria sott’acqua. Servirà a tutti, anche a chi non può fare a meno di svegliarsi col naso arricciato.

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