Uso improprio di bebè

L’ eurodeputata del Movimento 5 stelle Daniela Aiuto si è presentata nell’aula del Parlamento europeo a Strasburgo con la figlia di pochi mesi, Azzurra, appesa in bella vista al collo.

La neonata, che avrebbe preferito starsene tranquilla da tutt’altra parte invece che in uno scomodo marsupio a favore di telecamere e flash, durante lo scomposto intervento di mammà per replicare a un collega, si è messa a strillare incurante della solennità del luogo. La signora, che ha altri tre figli di 12, 7 e 2 anni, ha spiegato sul suo profilo Facebook che non lo ha fatto per cercare visibilità («non mi interessa») ma per necessità: doveva essere in aula per votare provvedimenti importanti e la figlia fa parte della sua vita. Come per altri milioni di donne e uomini che fanno lavori più o meno importanti, peraltro.

Ora, difficile credere che a Strasburgo, città con oltre 270 mila abitanti, non ci sia una baby sitter disponibile a dare una mano alla bisogna o un asilo nido a portata di mano. A questo punto quello dell’onorevole Aiuto si potrebbe configurare come «uso improprio di bebè». Se voleva essere un contributo alla causa della parità tra uomo e donna, rischia di rivelarsi una scelta sbagliata, anzi dannosa perchè perpetua lo stereotipo che la cura dei figli è di competenza esclusiva (quasi) delle madri con tutto quello che comporta in termini di rinunce sul lavoro. Non ricordo uomini che si siano portati in ufficio, in Parlamento o in consiglio di amministrazione il figlio. In genere l’erede, che pure fa parte della sua vita, è affidato alle cure della genitrice (magari anche lei con un lavoro) o di altri e il padre può dedicarsi tranquillamente alla carriera. Il tutto senza mai essersi dovuto appendere il pupo piagnucolante al collo. Nemmeno per un minuto.

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