L’avviso di Aspan sul pane:
«Non producete quello al carbone attivo»

C’è chi ritiene che faccia bene ma – dice il presidente Capello – «non è salutistico e contiene un colorante discusso».

«Per favore, non chiedeteci il pane al carbone attivo!» è scritto su un cartello affisso nel panificio Capello di via Corridoni. La moda del pane annerito dal carbone imperversa tra la clientela ma il presidente nazionale dell’Aspan (Associazione panificatori), il bergamasco Roberto Capello, è deciso a contrastarla. «La gente crede che faccia bene alla salute, ma noi non vogliamo produrre ciò che viene chiamato erroneamente “pane al carbone attivo”, e abbiamo buone ragioni». In primis, il carbone attivo è un colorante e additivo, codificato in Europa con la sigla E153. Lo stesso che si trova nel carbone dolce di Natale. In Europa l’uso è consentito con limitazioni, mentre l’agenzia americana degli alimenti (Fda) l’ha addirittura vietato. «Il pane al carbone attivo non si può produrre nei Paesi europei perché nella produzione del pane non è consentito l’utilizzo né di coloranti né di additivi. Si può produrre un prodotto da forno colorato col carbone attivo E153, ma non chiamiamolo pane, perché pane non è», precisa Capello.

La richiesta del pane nero è legata a presunti effetti benefici, che Aspan contesta. «Non si pensi che un prodotto da forno contenente molto meno dell’ 1% di colorante carbone vegetale attivo possa avere proprietà funzionali o salutistiche. Dire questo è frode in commercio – spiega Capello –. Il carbone attivo viene usato in medicina per bloccare, nell’intestino, alcuni veleni accidentalmente ingeriti, o come integratore. Ma il pane al carbone vegetale non ha potere salutistico. Se poi c’è chi è disposto a pagare sino a 8 euro al chilo per un “pane colorato” si accomodi, ma i panificatori certe cose non dovrebbero farle».

C’è poi una questione fiscale. Non potendo definire «pane» il prodotto col carbone vegetale, l’Iva da applicare avrà l’aliquota del 10% e non quella agevolata del 4%. L’Aspan di Bergamo ha mandato una comunicazione a tutti i suoi associati (380 tra città e provincia) invitandoli a evitare di utilizzare il carbone vegetale nella preparazione del pane e ricordando che, in base alle normative vigenti, chi produce pane con questo ingrediente rischia sanzioni salate.

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