Malattie infiammatorie intestinali
Arriva la prima app al mondo

Il Gruppo Italiano per lo studio delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (IG-IBD) ha presentato la prima App per supportare il medico specialista nella pratica quotidiana.

Unica al mondo, si chiama IG-IBD Scores (ideata in Italia da IG-IBD con il supporto incondizionato di AbbVie) ed è stata pensata per i medici che si occupano di Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (gastroenterologi, internisti ed endoscopisti) con l’obiettivo di facilitare la verifica della diagnosi e la valutazione del decorso della malattia, sia dal punto di vista clinico che endoscopico. «La nostra app, prima nel suo genere, si propone di migliorare l’assistenza sanitaria, uniformando a livello nazionale la valutazione del decorso della malattia, dalla verifica della diagnosi, al monitoraggio terapeutico, fino al follow up» ha dichiarato Fernando Rizzello, segretario nazionale IG-IBD, Ricercatore in Medicina Interna dell’Università di Bologna e Dirigente Medico della Struttura per le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali del Policlinico S.Orsola-Malpighi . «La app si basa sull’utilizzo di alcuni dei più importanti calcolatori in gastroenterologia e consente al medico di valutare sul proprio smartphone o tablet l’evoluzione della malattia grazie a una serie di accurati sistemi a punteggio secondo standard internazionali, contribuendo così a migliorare la qualità, l’uniformità di cure a livello nazionale e l’efficacia dell’assistenza sanitaria per gli oltre 150.000 italiani che soffrono di Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali».

Le malattie infiammatorie croniche dell’intestino mettono a dura prova la vita di chi ne soffre e tuttora esistono notevoli differenze da regione a regione rispetto alla tempestività della diagnosi e all’accesso alle terapie, per cui i pazienti sono spesso costretti a spostarsi per potersi curare con un aumento dei costi diretti e indiretti. «I risultati di una recente survey europea, lo studio IMPACT, promosso dalla Federazione Europea delle Associazioni per la Malattia di Crohn e la Colite Ulcerosa (EFCCA), evidenziano che ancora oggi un terzo dei pazienti non ha un accesso adeguato ai centri specializzati, un dato che contribuisce ad aumentare il drammatico fenomeno della mobilità sanitaria - ha dichiarato Salvo Leone, Direttore Generale Associazione Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino -. Il 13% dei pazienti riceve infatti la diagnosi con un ritardo di oltre un anno dopo i primi sintomi e il 17% deve aspettare addirittura più di 5 anni. Il risultato è che 7 pazienti su 10 hanno avuto necessità di cure di emergenza prima della diagnosi con un significativo aumento del rischio clinico. Questi ricoveri hanno inoltre un forte impatto sulla spesa sanitaria e potrebbero essere evitati con una diagnosi e un trattamento tempestivi e un buon accesso ai centri di cura specializzati. Risulta evidente oggi la necessità crescente di utilizzare tutti quegli strumenti, come la app IG-IBD Scores, in grado di contribuire a migliorare qualità e uniformità di cure su tutto il territorio nazionale e ridurre i disagi e la mobilità sanitaria».

«Questo strumento permette di colmare un bisogno latente della comunità medica e potrebbe avviare una serie di conseguenze virtuose in tutte le regioni, quali ad esempio un miglioramento della qualità degli esami endoscopici e una maggiore percezione degli effetti delle cure - ha aggiunto Marco Daperno, dirigente medico di Gastroenterologia, Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino -. L’utilizzo rigoroso dei criteri classificativi, infatti, consente nella maggior parte dei casi di ottenere un’indicazione diagnostica estremamente precisa, con quasi il 90% di casi correttamente classificati, mentre la puntuale valutazione del decorso della malattia, mediante i Calcolatori in Gastroenterologia e gli Score, consente un preciso monitoraggio terapeutico».

«IG-IBD Scores oltre a portare evidenti vantaggi nel percorso diagnostico terapeutico, in termini di maggiore appropriatezza e personalizzazione delle cure, favorisce anche la comunicazione e il confronto fra operatori sanitari che potranno condividere tutte le informazioni riguardanti gli accertamenti strumentali cui il paziente è stato sottoposto ed implementare le cure più adeguate sulla base del percorso terapeutico seguito no ad allora, evitando ad esempio di sottoporre il paziente ad ulteriori endoscopie non necessarie», ha concluso Rizzello.

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