I videogiochi
non sono il demonio

«Un gioco non è solo un passatempo. Ognuno contiene un modello di società, induce a guardare il mondo secondo una particolare prospettiva, influenza insomma in qualche modo il comportamento di chi lo utilizza».

Massimiliano Andreoletti, bergamasco (di Gazzaniga) d’origine e milanese d’adozione, insegna «Didattica del gioco e dell’animazione» all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Videogiocatore, Media Educator, progettista didattico, si occupa di Realtà Virtuale, videogiochi e ambienti online per l’apprendimento e LIM.

Parla dei contenuti dei videogiochi, un elemento che spesso viene trascurato anche da genitori ed educatori, preoccupati dal tempo che i ragazzi trascorrono davanti a uno schermo, ma spesso ignari degli effetti che questo ha sulla crescita e sull’educazione.

«Accade lo stesso – osserva Andreoletti – anche con i giochi da tavolo tradizionali: pensiamo al Monopoli, che riproduce in miniatura i meccanismi fondamentali del capitalismo, o al Risiko, basato sulle strategie militari».

Ma è un aspetto di cui spesso chi gioca è del tutto inconsapevole. Per questo bisogna fare attenzione a quello che dicono ai ragazzi.

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