Si muove un continente
Un meticciato di civiltà

I dati sono impressionanti: secondo il Dipartimento delle Nazioni Unite per gli affari economici e sociali (Un-Desa) il fenomeno migratorio a livello mondiale è a crescita continua ed esponenziale.

Da uno stock di 154 milioni di stranieri presenti nel 1990 si è passati a 232 milioni del 2013 (il 3,2% dell’intera popolazione mondiale). Le aree col maggior numero di migranti presenti sul territorio vedono al primo posto l’Europa (72 milioni) e l’Asia (71 milioni) che insieme raggiungono i 2/3 del totale, seguiti da America del Nord (53 milioni), Africa (19 milioni), America latina (9 milioni) ed Oceania (8 milioni). I paesi che hanno le quote più alte di stranieri sono Stati Uniti, Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna con percentuali intorno al 12,5% delle rispettive popolazioni, mentre l’Italia, con 5 milioni di stranieri è all’8%.

E’ l’Italia? Il nostro Paese – lo ha fatto notare con lucidità Nicola Cacace nel suo blog – è tra quelli europei dove le immigrazioni, grazie alla forte denatalità, hanno avuto l’accelerazione più forte a partire dal 2000. È in quell’anno infatti in cui si sono cominciati ad avvertire gli effetti del calo dei nati cominciato nel 1975, passati da un milione a mezzo milione l’anno. Quando i sessantenni hanno cominciato ad andare in pensione, per ogni 10 anziani che andavano in pensione c’erano solo 5 giovani nati 20 anni prima. Da qui è originato il boom delle immigrazioni del decennio 2000-2010, ben 4 milioni che, in aggiunta al milione preesistente, hanno portato alla cifra attuale di più di 5 milioni di cittadini di origine straniera, di cui almeno 3 lavoratori e 2 familiari. Molti settori continuano a vivere solo per la loro presenza, più di un milione di Colf e badanti consentono a milioni di uomini e donne di andare al lavoro oltre a salvare il Welfare, mentre milioni di anziani italiani continuano a riscuotere le pensioni anche grazie ai 10 miliardi di contributi che i cittadini di origine straniera versano annualmente all’Inps.

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