«Non mettiamo le slot machine
anche per paura dei delinquenti»

Da un lato il desiderio di combattere contro il dilagare della malattia del gioco, dall'altro quello di difendersi da furti e spaccate. Si aggiunge, dunque, anche il tema della sicurezza, della propria persona e dei clienti, per i baristi che hanno deciso di dire no alle slot.

Da un lato il desiderio di combattere contro il dilagare della malattia del gioco, dall'altro quello di difendersi da furti e spaccate. Si aggiunge, dunque, anche il tema della sicurezza dei luoghi di lavoro, della propria persona e dei clienti, per i baristi che hanno deciso di dire no alle slot.

«In undici anni di attività - racconta Michele Stigliano di Nostalgia Caffè di Cividate in via Roma (il sito è www.nostalgiacaffe.com) - sono certo che almeno tre volte alcuni criminali sono stati qui per un sopralluogo in vista di un colpo. Erano in coppia e, fingendo di bere un caffè, hanno controllato se ci fossero le macchinette».

In passato Stigliano ha lavorato in un altro locale che, invece, aveva slot: «Questa esperienza - chiude - mi ha insegnato che le persone sono abituate a volere sempre più soldi, ma non voglio essere io a fargli credere che si possono guadagnare con l'azzardo».

Alla base della decisione degli esercenti c'è sempre il senso di responsabilità nei confronti degli avventori, a cui si aggiunge la paura del furto: «Dove ci sono macchinette entrano i ladri - conferma Maria Giupponi di Bar Gianni e Mary di via Buttinoni a Treviglio - è una questione di sicurezza».

Anche loro hanno visto gli effetti di videolottery e simili: «In passato le abbiamo tenute, ma per pochissimo - chiude Giupponi -. Non eravamo per nulla convinti, quando abbiamo capito gli effetti, le abbiamo fatte sparire subito».

Non vuole avere preoccupazioni Roberto Moretti che, insieme alla fidanzata Daiana Veiss, ha inaugurato a novembre il Pit Stop di Trescore, in via Colombera: «Voglio dormire sonni tranquilli - dice -, se non abbiamo slot, non ci sono spaccate che tra l'altro vanificherebbero l'incasso, quindi averle non ha proprio senso». I due ragazzi hanno dato un'impostazione a misura di famiglia: «È come une vecchia osteria - aggiunge - dove nemmeno gli alcolici non sono una tentazione. Poi, cerchiamo di tenere i prezzi più bassi possibile».

Oltre ad avere timore dei furti, Stefano Strano dello Strano Cafè di Urgnano in via Roma ha voluto restare apposto con la sua coscienza: «A noi piace guadagnarci il pane - commenta -, molti ragazzi ci chiedono le macchinette, ma noi non le metteremo». Anche questo locale ha aperto da poco, ma nonostante ciò le offerte dei rappresentanti sono state parecchie: «Abbiamo inaugurato il 18 gennaio - conclude Strano -, sono passati molti rivenditori, ma noi per principio diciamo sempre di no».

«Anche noi abbiamo sempre detto no per principio alle slot, noi quei soldi non li vogliamo neppure vedere». I Marchetti di Villongo San Filastro, gestori dal 1901 del bar trattoria «Ninì», un posto rilassante e onesto dove semplicità e cordialità ben si abbinano alla genuinità della cucina tradizionale bergamasca, con questa negazione non vogliono essere ritenuti asceti, tutt'altro: anche loro, come è normale sia, cercano di guadagnare per vivere. Per farlo hanno però optato per una scelta etica e virtuosa.

Dopo la morte del marito Adone Marchetti (Nino) avvenuta due anni fa, la signora Catunia Bellini detta Rina, manda avanti questo storico locale aiutata dal figlio Marco. «I bar sono una cosa seria e devono tornare ad essere luoghi rassicuranti e di socializzazione, - dice la signora Rina -. Chi entra deve trovarvi cordialità, cortesia, un'atmosfera piacevole che consenta di stringere rapporti umani».

«Non vogliamo essere complici di un'insidia legalizzata nei confronti di povera gente ridotta all'ombra di se stessa per il gioco - le fa eco il figlio Marco - una scelta per altro non facile dal punto di vista economico. Visti i tempi l'incasso delle macchinette farebbero comodo, ma noi ci sappiamo accontentare. Rispondiamo alla nostra coscienza, non ci va a genio che la gente si rovini e da questa decisione non torneremo mai indietro!».

La campagna «No slot» de L'Eco è ancora aperta: i locali che vogliono segnalare la propria posizione contro le macchinette possono mandare una mail all'indirizzo [email protected] e presentarsi alla sede del giornale (viale Papa Giovanni XXIII 118, dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 19) per ritirare la vetrofania.

Elisa Riva

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