Se nella guerra dei cieli
decidono i giudici...

Patatrac: l’intesa in corso tra Venezia e Bergamo registra una stecca colossale. Tutta una questione di accordi. Quelli abbozzati nel memorandum scaduto lo scorso 28 febbraio e che avrebbe dovuto portare alla costituzione di una newco tra Venezia (e a rimorchio Verona) e Bergamo per la gestione comune dell’aeroporto di Montichiari, Brescia.

Ed è proprio in quest’ultima città che va trovata la (vera) ragione del contendere, lo scoglio più difficile da superare in una trattativa dove dal punto di vista economico la veneziana Save (che di fatto controlla la veronese Catullo, con progressiva scalata di quote) e Sacbo non sono poi così lontane. Va trovata in quell’invito fatto da Enrico Marchi, vulcanico (a tratti fumantino) presidente della Save al collega bergamasco Miro Radici nel corso di uno degli ultimi incontri in laguna, ai primi di marzo: bisogna fare entrare Brescia nella newco. Prospettiva, nota bene, che non è contenuta in alcun passaggio del memorandum: del resto il mandato dei soci Sacbo a Radici era chiarissimo, creare una società paritetica. E qualcuno avrebbe voluto anche Sacbo sopra il 50…

A quel punto è stato chiaro che la strada comune per Montichiari si faceva in salita e Sacbo ha pensato bene di mettersi in sicurezza. Su più fronti. Quello interno, rinnovando un contratto con Dhl già pronto nella sostanza da fine 2014 e di fatto «congelato» proprio per la trattativa in corso con Venezia. Quello milanese, perché non è un mistero che Sea stesse lavorando per ampliare la presenza di Dhl su Malpensa ben più di quanto da tempo noto. Prova ne è il fatto che la notizia del rinnovo con Sacbo non è stata presa benissimo dai vertici della società milanese (che detiene il 30,98% di Orio), con tanto di richieste di spiegazioni convincenti a qualche top manager.

Infine (last but not least) il fronte veneto: perché sotto sotto, nel bailamme generale, il timore latente era forse anche quello che, ingolosite dalla scadenza prossima del contratto con Orio, Venezia e Verona alla fine potessero ballare da sole con Dhl su Montichiari. Ergo, offrire su un piatto d’argento lo scalo bresciano, del quale gli scaligeri hanno la concessione, alla compagnia tedesca. E pure a condizioni più che vantaggiose rispetto a quelle di Milano e Orio, considerando i disastrosi conti della struttura bresciana, dove ogni aereo in più è grasso che cola. O vola, in questo caso.

Comunque la si voglia vedere, Sacbo ha chiuso la partita Dhl, nell’attesa che quella con i veneti arrivasse al dunque. E nonostante il termine fosse scaduto, i colloqui tra le parti sono andati avanti comunque, seppure con qualche difficoltà. Chiaro che tornare al tavolo con il contratto Dhl in tasca, insieme a quello di Ryanair, rende più forte Orio nei confronti di Venezia, ma paradossalmente dà maggiore credibilità al progetto Montichiari nel suo complesso, con riflessi anche sul fronte veneto. Ora invece si rischia di dover ricominciare daccapo nella migliore delle ipotesi, o di dover raccogliere per l’ennesima volta i cocci in quella più probabile. Per non parlare delle conseguenze per quelle parti del territorio che avrebbero beneficiato di uno spostamento dei voli merci su Montichiari e dello stesso assetto dell’aeroporto, decisamente in difficoltà nel conciliare la presenza in loco di Dhl e Ups e l’annunciata crescita di Ryanair a quota 10 milioni di passeggeri.

Il rischio più grosso è però quello che gli assetti di questa parte del Paese li decidano i giudici amministrativi. Perché al Consiglio di Stato è pendente il ricorso di Verona contro la sentenza del Tar di Brescia che, accogliendo il ricorso di Sacbo, ha sancito che la concessione di Montichiari non poteva essere assegnata 2 anni orsono agli scaligeri senza gara europea.

Verona ha ottenuto lo spostamento a giugno del pronunciamento contando su una positiva evoluzione della trattativa Venezia-Bergamo con conseguente ritiro del ricorso: diversamente, se il Consiglio di Stato avesse dato ragione ancora a Sacbo, la newco per Montichiari si sarebbe trovata senza concessione, da assegnare con gara europea. E lì può succedere davvero di tutto. Poi c’è il ricorso al Capo dello Stato della milanese Sea contro le modalità di scalata della veneziana Save in Catullo, anche questa senza gara europea. Grande è la confusione sotto il cielo, diceva Mao: ma in questo caso la situazione non è per nulla ottimale.

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