Sette medaglie bergamasche

Sette medaglie bergamascheAi ciclisti Morettini (oro e argento nel ’52), Pesenti (’56), Fornoni (’60)e Chiappa (’96), allo schermidore Novak (1908) e al nuotatore Merisi (’96)

L’1,51%. Non è una percentuale esaltante. L’Italia ha conquistato nelle Olimpiadi estive 463 medaglie (172 d’oro, 137 d’argento e 154 di bronzo) e soltanto 7 sono bergamasche. Considerando la tradizione sportiva della nostra città, il riscontro è abbastanza negativo, anche se c’è considerare che un pezzo forte come il mondo del motociclismo, in cui la targa BG luccica, è sempre stato escluso dai Giochi e che ciclismo e calcio professionistici hanno avuto una cittadinanza tardiva.

rientro>Per i dieci bergamaschi in gara ad Atene 2004, dunque, c’è uno stimolo supplementare: partecipare significa già coronare anni di sacrifici con una gratificazione formidabile, vincere o comunque centrare una medaglia vorrebbe dire entrare di diritto nella storia. Intanto c’è un’annotazione positiva: a Sydney 2000 erano due in meno, ovvero otto più la bergamasca d’adozione Darina Mifkova (nata a Praga, è cresciuta a Curno; la sua presenza ad Atene nella nazionale di volley è ancora in bilico). Quattro le conferme: i nuotatori Emiliano Brembilla ed Emanuele Merisi, la ginnasta Monica Bergamelli e il canottiere Luca Ghezzi; non ci sono più il calciatore Marco Zanchi, la ciclista Roberta Bonanomi, la tiratrice Cristina Vitali e la ginnasta Irene Castelli (ora collaboratrice de "L’Eco di Bergamo"), mentre esordiranno il calciatore Ivan Pelizzoli, la velista Alessandra Marenzi, la ginnasta Daniela Masseroni, il suo collega Flavio Cannone, la ciclista Vera Carrara e il judoka Paolo Bianchessi. In extremis è stata esclusa la pallanuotista Erica Lava.

In dieci per rincorrere un sogno che hanno realizzato 6 bergamaschi, i ciclisti Marino Morettini, oro a squadre e argento individuale a Helsinki nel 1952, Giacomo Fornoni, oro a squadre a Roma 1960, Guglielmo Pesenti, argento a Melbourne 1956, e Imelda Chiappa, argento ad Atlanta 1996, lo schermidore Riccardo Novak, argento a squadre a Londra 1908, e il nuotatore Merisi, bronzo ad Atlanta 1996. Un sogno che è un incubo per Brembilla, quattro volte quarto (e a Sydney due bronzi sfumarono per due centesimi). Nessun bergamasco ha mai vinto un oro individuale: è tempo di spezzare l’incantesimo.

Parliamo intanto di chi una medaglia olimpica l’ha conquistata. Il ciclista Morettini ne vanta addirittura due. Nato a Vertova il 2 gennaio 1931, cresciuto a Caravaggio, soprannominato "gigante buono" per il fisico e lo sprint poderosi che sfoderava sulla pista, Marino vinse l’oro a Helsinki 1952 nell’inseguimento a squadre sui 4.000 metri piegando senza problemi la resistenza del Sud Africa con i compagni Messina, De Rossi e Campana (4’46"1), mentre il giorno dopo, penalizzato dalla pioggia che rinviò tre volte la sua partenza, fu argento nel km da fermo con il tempo, per lui mediocre, di 1’12"7 alle spalle dell’australiano Mockridge (1’11"01). Morettini non fu una meteora: nel 1953 si laureò campione del mondo dilettanti nella velocità su pista e ha detenuto i primati mondiali del km da fermo (1’10"6), dei 500.metri lanciati (28"8) e del km lanciato (1’02"6). Da professionista pagò duramente uno scatto d’ira (in una radiocronaca lo accusarono di "combine", lui sfondò la porta della cabina di trasmissione e si avventò sul radiocronista). Appesa la bicicletta al chiodo, è stato albergatore e ristoratore. È morto nel 1990.

Il secondo oro BG è datato Roma 1960. Se lo garantì il ciclista Fornoni che peraltro non è noto nella nostra provincia. Giacomo è da considerare bergamasco soltanto di nascita (Gromo, classe 1920) perché crebbe a Lurago d’Erba e corse per club comaschi. Comunque, nelle Olimpiadi italiane centrò la vittoria nella 100 km cronometro a squadre: con i compagni Trapè, Bailetti e Cogliati schiantò la Germania orientale volando alla media di 44,589. Il grande Bruno Raschi parlò di "un quartetto di meravigliosa armonia".

Restando nel ciclismo, ecco Guglielmo Pesenti, figlio d’arte (il padre Antonio trionfò nel Giro d’Italia nel 1932). A Melbourne 1956 Guglielmo, nato a Sedrina nel 1933, perse la finale della velocità su pista in due prove contro il suo grande rivale, il francese Rousseau, e si cinse dunque al collo la medaglia d’argento. In carriera non è stato baciato dalla fortuna: Terzo nel 1956 e secondo nel 1957 ai Mondiali, da professionista fu frenato da una frattura al femore sinistro.

Due record per Riccardo Novak: primo bergamasco a partecipare ai Giochi e primo a conquistare una medaglia. Classe 1879, nato e cresciuto in città, nonostante il cognome - storpiato in Nowak per un errore dell’anagrafe - tradisca le origini boeme (il padre aveva una fabbrica per la tintoria dei tessuti in quella che è diventata via Bonomelli), Riccardo fu capitano dell’Italia a Londra 1908 e con la squadra di sciabola (formata pure da Olivier, Bertinetti, Pinelli e Ceccherini) si arrese soltanto all’Ungheria conquistando l’argento.

Un balzo di 88 anni per catapultarci ad Atlanta 1996 dove Imelda Chiappa, classe 1966 di Sotto il Monte, fu argento nella prova su strada di ciclismo. Imelda si inserì nella fuga decisiva con la formidabile francese Longo e la canadese Hughes. "Sapevo - raccontò - di poter battere in volata la francese, ma il problema era resistere al suo ritmo forsennato. Sull’ultimo strappo la Longo piazzò lo scatto decisivo e s’involò verso l’oro. Mi restava la possibilità dell’argento e non mi scappò (all’arrivo Imelda rimediò 25" dalla francese e rifilò 26" alla canadese, ndr)".

E nella città della Coca Cola ci furono bollicine pure per Merisi. Emanuele, classe 1972 di Casirate, si classificò terzo nei 200 dorso (con 1’59"18) alle spalle dei due statunitensi Bridgewater (1’58"56) e Schwenk (1’58"99). Un bronzo che sarebbe potuto essere oro perché Emanuele vantava il primato mondiale stagionale (addirittura 1’57"70 a marzo), ma la tensione lo tradì in un appuntamento che sarebbe potuto diventare assolutamente storico.

(09/08/2004)

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