Madonna: «Piacenza in forma
ma l'Atalanta è prima in tutto»

Quante cose possono cambiare in cinque mesi. Un girone fa il Piacenza era penultimo e dato per spacciato. Ora è lì col Toro ed è la squadra più in forma del momento. Il marchio è quello di Armando Madonna.

Quante cose possono cambiare in cinque mesi. Un girone fa il Piacenza era penultimo e dato per spacciato. Ora è lì col Toro ed è la squadra più in forma del momento. Il marchio è quello di Armando Madonna, che ha retto botta quando c'era da stringere i denti e ora raccoglie i frutti. «Quando incontro la gente di Bergamo sento che sono contenti per quello che stiamo facendo a Piacenza e la cosa mi fa molto piacere».

Mindo, ma la vostra rinascita è iniziata proprio da quel successo sull'Atalanta?
«Non credo, quello è stato più che altro un episodio».

Cominciamo da lì?
«Avevamo subìto un primo tempo incredibile. L'Atalanta è stata la squadra che più ci ha messo in difficoltà, ci diede una bambola. Ma poi è successo quello che a volte succede nel calcio. Siamo stati bravi e fortunati e abbiamo vinto una partita insperata e non del tutto meritata».

Però poi la stessa cosa l'avete fatta col Siena...
«Partita diversa, lì fisicamente nella ripresa noi avevamo di più. Poi serve anche un po' di fortuna».

Il Piacenza ora sembra un'altra squadra rispetto a quella di inizio torneo...
«Siamo cambiati, abbiamo messo esperienza dietro e inserito giovani che stanno facendo bene, anche se ora abbiamo fuori gente importante. Ma sull'onda dell'entusiasmo continuiamo a fare risultato».

Quanto pesa l'assenza di Cacia?
«Lui e Graffiedi, cioè 17 e 7 gol, abbiamo fuori il nostro attacco. E in mezzo Catinali. Dobbiamo sopperire alle loro assenze con corsa, intensità, spirito di sacrificio e voglia di fare risultato. Queste saranno le nostre armi».

Le armi che vi hanno portato a essere la squadra del momento, quella che ha fatto più punti nel ritorno, 20...
«I numeri dicono questo, ma non è sempre così. Basta un episodio negativo per condizionare una partita. Comunque ora subiamo anche meno gol, perché abbiamo trovato equilibrio e tutta la squadra sa soffrire».

Ma continuate a guardarvi le spalle o...
«Alt, siamo stati troppo tempo nelle difficoltà per permetterci di pensare ad altro. Ne siamo usciti perché siamo rimasti compatti e uniti, ma se ora pensiamo di essere fuori dalla mischia ci ricadiamo. Dobbiamo tenere i piedi per terra e sapere cosa siamo, anche in positivo perché sappiamo anche cosa possiamo dare. Ma senza mai perdere l'atteggiamento giusto».

La partita di sabato?
«Affrontiamo i primi della classe. E non sono primi solo per l'organico. Perché ci sono 4-5 squadre come l'Atalanta. La differenza l'ha fatta la mentalità del gruppo, quella che gli ha dato Colantuono».

Eppure a Bergamo Colantuono divide la critica, anche della gente...
«Io ho solo grande stima per Colantuono, perché è uno che vince i campionati. E allenare l'Atalanta in B è una delle cose più difficili perché c'è grande pressione, devi vincere sempre, sei giudicato per il gioco. Credetemi non deve essere facile».

Sabato teme di più la voglia di rivalsa dell'Atalanta memore dell'andata?
«Non credo tanto a queste cose. L'Atalanta ha stimoli più importanti di una semplice voglia di rivincita. Se fosse solo questa la motivazione, sarei più contento. Invece hanno molte più armi».

Ad esempio?
«L'ho vista diverse volte, è una squadra compatta. E ha un grande stimolo: quello di voler vincere. E ci stanno riuscendo dando continuità: 14 partite senza sconfitte non sono un caso. La continuità te la dà la mentalità e la mentalità te la danno le motivazioni. Anche qui si vede il lavoro di Colantuono. E poi c'è un giocatore che con la serie B non c'entra niente».

Abbiamo un sospetto...
«Parlo di Doni, il più forte in assoluto. È il giocatore che insieme a Stromberg ha fatto la storia del club. E parlo anche come spessore della persona, carisma, personalità. Sento che potrebbe essere il suo ultimo anno, ma spero che non sia così».

Doni tra poco compirà 38 anni, lei ha smesso a 39. Quindi visto il suo esempio potrebbe fare ancora un anno?
«Se sta bene fisicamente, perché no? Vedendolo giocare sarebbe un peccato smettesse. Quando entra cambia le partite. E vedo che è riuscito a calarsi benissimo anche in questo nuovo ruolo, a entrare cioè a partita in corso. Io spero faccia ancora un anno. Uno così finché è in grado di giocare non lo butto mai fuori dal campo».

Guido Maconi

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