Carrara sincero: «Il mio voto? 5,5
Che emozione il Giro a Bergamo»

Dopo tre settimane di corsa emozionante, ricca di momenti di gioia e anche di sconforto, come la morte di Wouter Weylandt, del Giro d'Italia non sono rimasti altro che una lunga serie di ricordi. In particolare abbiamo sentito quelli di Matteo Carrara.

Dopo tre settimane di corsa emozionante, ricca di momenti di gioia e anche di sconforto, come la morte di Wouter Weylandt, del Giro d'Italia non sono rimasti altro che una lunga serie di ricordi. In particolare abbiamo sentito quelli di Matteo Carrara, corridore orobico dell'olandese Vacansoleil.

Finalmente è finito - ha ammesso il ciclista -. Gli ultimi di due giorni non sono stati eccezionali. Sul Colle delle Finestre ho resistito, nonostante fossi reduce dalla caduta del giorno prima, e con il passare dei chilometri mi sono sentito sempre meglio. A Milano ho terminato in 17° posizione nella classifica generale.

Il corridore originario di Fiobbio di Albino era partito da Torino, oltre che con i gradi di capitano, con l'obiettivo di entrare nei primi dieci della classifica generale: tolta la grande crisi avuta nel tappone più bello e difficile con l'arrivo a Gardeccia-Val di Fassa sarebbe stato un traguardo raggiungibile.

«Il mio voto?  Un 5,5. Non mi devo nascondere, perché l'obiettivo era quello e non è stato raggiunto. Credo di aver sbagliato qualcosa nella preparazione: il rammarico c'è, perché a conti fatti ho sbagliato solo una tappa. C'è da dire che non correvo un Giro da ben 8 anni ed era la mia prima volta da capitano. Dopo la crisi è stata cambiata la tattica: mi è stato chiesto di entrare nelle fughe, ma dovendo salvaguardare anche la classifica ho fatto il doppio della fatica e speso il doppio delle energie».

Al via della corsa rosa del 150esimo dell'Unità d'Italia ci sono stati un lungo elenco di campioni, che hanno così messo in secondo piano le prestazioni degli italiani, rappresentati dai soli Scarponi (2°), Nibali (3°), Cataldo (13°), Carrara (17°) e Tiralongo (19°).

«Ci sono stati pochi italiani in classifica perché a questo Giro c'erano la maggior parte dei campioni del ciclismo di questi anni. C'è da dire che per quanto riguarda le corse a tappe non siamo in gran forma, fatta eccezione per Basso. Però ho visto un grande Nibali e vista l'età lui sarà il futuro dell'Italia nelle corse a tappe».

Si conclude qui il racconto del Giro d'Italia 2011 di Matteo Carrara. Un'avventura lunga 3 settimane, alla scoperta della nostra penisola unita da 150 anni, raccontata da uno dei protagonisti, che ci ha aiutato a comprendere certe situazioni che solo chi si trova in mezzo al gruppo può raccontare a dovere.

Sarà ricordato come il Giro della fatica, quella che l'intera carovana ha provato nel cercare di dare una spiegazione alla morte di un ciclista di 26 anni, ma anche quella dei corridori, che si sono dovuti sorbire un numero infinito di montagne, che hanno saputo riaccendere la passione dei tifosi, ma che hanno prodotto anche distacchi importanti, rendendo significative tappe che alla vigilia apparivano come di semplice trasferimento.

Così come quella di San Pellegrino: da buon bergamasco Matteo Carrara non ha dubbi sul ricordo più bello di questo Giro. «Attraversare la mia valle, passare tra la mia gente - ha concluso con un filo di emozione il corridore orobico -. Ho avuto la pelle d'oca a lungo in quella bellissima giornata. Inoltre ero in fuga e ho potuto avvertire tutto il calore che c'era nei paesi in cui sono cresciuto. Credo che questa sia l'emozione più grande che mi porterò per sempre con me».

Simone Masper

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