Comark, bene la prima
ma serve un rinforzo

In chiave rigorosamente costruttiva è bene dirlo subito: alla nuova Comark servirebbe almeno un giocatore con parecchi punti nelle mani. È quanto emerso nella prima amichevole vinta dalla Comark (79-72) contro gli statunitensi dell'Elon.

In chiave rigorosamente costruttiva è bene dirlo o meglio confermarlo senza ulteriore perdita di tempo: alla nuova Comark servirebbe almeno un giocatore con parecchi punti nelle mani. E, possibilmente, dalla carta d'identità non da under, ovvero con alle spalle una buona esperienza nell'attuale categoria. È quanto emerso nella prima amichevole della stagione vinta dalla Comark (79-72) al PalaFacchetti contro gli statunitensi dell'Elon, team di media portata con giocatori tra i 19 e 22 anni.

Può così diligentemente sbraitare dalla postazione in panchina l'allenatore Adriano Vertemati, come ha fatto con l'Ellon, per spronare una formazione che, stando al presente, si allineerà al via del campionato soltanto con i “maggiorenni” Vitale e Zanella, entrambi trentenni. È, questa, un'analisi in prospettiva a meno che non ci si prepari sin d'ora ad un torneo privo di particolari ambizioni. Se ci si dovesse proiettare in una direzione del genere nessun appunto alla società: l' importante sarebbe chiarirlo per non dar addito a sgradevoli considerazioni strada facendo.

Non a caso, tornando all'esordio di sabato scorso, davanti a circa 350 fedelissimi sugli spalti, i citati Vitale e Zanella hanno primeggiato per ampi tratti di un match tutto sommato gradevole. Vitale, rimanendo immutato il roster, a differenza della passata annata ha trasmesso sul parquet il messaggio di voler interpretare le vesti di autentico leader. Zanella si è mosso secondo il copione di sempre: intelligenza e mobilità da vendere. Dei baby non male i nuovi Molinaro, Fabi e i confermati Marulli e Planezio. Rendimento, invece, altalenante della «torre» Borra. Conclusione: di lavoro in palestra coach Vertemati, da qui al via del campionato ne dovrà compiere sino alla nausea mentre alla dirigenza le riflessioni del caso.

Arturo Zambaldo

© RIPRODUZIONE RISERVATA