Il commento di Zambaldo:
resta una grande squadra

Ovvio che se si fosse vinto sarebbe stato meglio per tutti. Ma non siamo estremamente esigenti e allora ci va di privilegiare le immense soddisfazioni che ci hanno regalato gli atalantini sin dall'esordio del corrente campionato. Guai, del resto, sottovalutare la super impresa che ci ha portato a dimenticare addirittura la pesante zavorra inflittaci in estate dal giudice sportivo per la vicenda calcioscommesse. Dimenticarlo non sarebbe, in primo luogo, onesto con noi stessi e nei riguardi di società, staf tecnico e squadra. I supporter presenti allo stadio hanno interpretato a dovere queste considerazioni visto che nel corso della gara e al triplice fischio finale dell'arbitro hanno calorosamente applaudito a lungo giocatori e mister nonostante lo 0-2.

Un risultato, che a differenza, di quello del “Meazza”, a Milano ci è sembrato, pressoché, giusto. Non è che la Lazio ci abbia schiacciato evidenziando una palpabile superiorità. Però ammettiamo che i nerazzurri non hanno quasi mai dato l'impressione di poter prevalere. Colpa di minori motivazioni rispetto all'undici di Reja? Sulla carta sì anche se ci è difficile ipotizzare che il nostro allenatore abbia “ciccato” in materia. Lecito, comunque, chiedersi se la musica fosse cambiata qualora l'arbitro ci avesse concesso il sacrosanto rigore per fallo su Denis. Domanda priva di una risposta affidabile ma meritevole quanto meno di profonda valutazione.

A questo punto, spostandoci sul prossimo impegno di domenica a Torino con la Juventus, non è che si ripeterà il copione appena recitato. I bianconeri, dell'ex Antonio Conte, tanto per intenderci, giocheranno la partita della vita (leggesi scudetto). Di una cosa, in ogni caso, siamo sicuri: conoscendo Stefano Colantuono, sin dalla ripresa degli allenamenti a Zingonia, il tecnico romano non rimarrà con le classiche mani in mano, intese nel più ampio senso del termine.

Arturo Zambaldo

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