Abete: collaborazione con Di Martino
ma condanniamo se siamo sicuri

«Spero vivamente che tra il procuratore Di Martino e la nostra procura federale continui la collaborazione, e sono convinto che sarà così». Questo l'auspicio del presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, in risposta alle «perplessità» mostrate dal pm di Cremona.

«Spero vivamente che tra il procuratore Di Martino e la nostra procura federale continui la collaborazione, e sono convinto che sarà così». Questo l'auspicio del presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, in risposta alle «perplessità» mostrate direttamente dal pm di Cremona, Roberto Di Martino, nel corso di una intervista dei giorni scorsi sull'ipotesi di proseguire fianco a fianco col pm sportivo, Stefano Palazzi, il lavoro di indagine relativo al Calcioscommesse.

A innescare la reazione del magistrato lombardo è stata la sentenza di primo grado emessa dalla Commissione Disciplinare Nazionale col proscioglimento dall'accusa di illecito del capitano della Lazio, Stefano Mauri, sanzionato con sei mesi di squalifica per la singola omessa denuncia in Lazio-Genoa.

Di Martino, inoltre, aveva espresso dubbi sulla gestione della vicenda Scommesse («se dall'interno del mondo del calcio pensano di risolvere il problema così... con sentenze del genere, anticipate tre giorni prima su tutti i giornali... facciano pure»), ai quali però Abete ha replicato in maniera piccata a margine del Consiglio federale: «Se dovessimo fare un confronto, i giornalisti sportivi avrebbero motivo di dolersi di più per la mancanza di documenti dalla procura federale, rispetto alle informazioni che invece arrivano ai colleghi dalle procure della Repubblica. Dal punto di vista della riservatezza, almeno a livello di indagini, noi stiamo un pezzo avanti».

Il numero uno Figc si è poi mostrato in disaccordo col pm Di Martino anche sulle tempistiche processuali e, a differenza del magistrato («Che senso ha che la giustizia sportiva si esprima prima di quella ordinaria?»), ha ribadito l'autonomia del mondo dello sport: «Quando sento che la giustizia sportiva deve attendere il giudizio penale si vive fuori dal mondo. Basta ricordare Napoli con Calciopoli per capire che è tecnicamente impossibile».

«Palazzi doveva attendere? Ma attendere che cosa? - la domanda retorica di Abete - Purtroppo nella cultura italiana un rinvio a giudizio equivale a dire che qualcuno è colpevole. Io questo non lo accetto come cittadino». In conclusione, Abete ha comunque ribadito che da parte della procura federale proseguirà la linea dura: «Noi la tolleranza zero continuiamo a predicarla - ha ribadito il numero uno del calcio - ma ciò non significa condannare delle persone senza la legittima valutazione che siano effettivamente responsabili».

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