Cori razzisti, arriva la condizionale
Figc, pugno duro con gli ultrà

La norma sulla discriminazione razziale e territoriale resta, ma arriva la «condizionale». È questo il compromesso politico emerso dal Consiglio della Figc. Resta il pugno duro con gli ultrà: se ne possono stare tutto l'anno a casa, ha detto Abete.

La norma sulla discriminazione razziale e territoriale resta, ma arriva la «condizionale». È questo il compromesso politico emerso dal Consiglio della Figc di mercoledì 16 ottobre dove i club spingevano per una revisione della norma che aveva portato nelle prime sette giornate di campionato alla chiusura di diverse curve e dell'intero stadio del Milan per i cori contro i napoletani (pena comunque sospesa dalla Corte di Giustizia federale che ha disposto un approfondimento d'indagine in merito) e la Federcalcio che voleva tenere ferma la barra per non andare in contrasto alle direttive di Cio, Coni, Fifa e Uefa.

«Su razzismo e discriminazione territoriale non c'è stato nessun abbassamento della guardia - assicura il presidente Figc, Giancarlo Abete -. Se lo avessimo fatto avremmo ripristinato le ammende, previsto attenuanti ed esimenti, e dato una connotazione diversa alla discriminazione territoriale». Il direttivo della Figc ha invece modificato il comma 3 dell'art. 11 del CGS, dicendo che le società sono responsabili per i cori o le manifestazioni discriminatorie «per dimensione e percezione reale del fenomeno» e ha inserito il comma 2bis all'articolo 16 prevedendo la possibilità da parte degli organi di giustizia di «sospendere la esecuzione delle sanzioni disciplinari», sottoponendo le società «ad un periodo di prova di un anno». Una sospensione che può essere «revocata» se durante il «periodo di prova si incorre nella stessa violazione».

Una sorta di condizionale quindi che, in caso di recidiva, sommerebbe la nuova sanzione alla precedente. Ma non si tratterà soltanto della chiusura di uno o più settori. «La chiusura degli impianti è possibile già alla prima valutazione - dice Abete -, questo dipende dall'intensità del fenomeno».

Abete è duro poi con il «cartello» degli ultrà: «Se continueranno, gli organi di giustizia sportiva potranno continuare a sanzionare quel tipo di settore chiudendolo per due o dieci settimane, non c'è un limite. Se ne possono stare tutto l'anno a casa se hanno intenzione di fare del settore un settore che comunica disvalori». Ma anche con i club, che volevano introdurre attenuanti ed esimenti. «Il livello di contrasto è ancora troppo basso - rileva -. Ci sono ancora situazioni in cui non c'è una capacità di contrasto adeguata, non basta soltanto andare ad istruire un bambino alle elementari e dire che ho un programma o mi sono messo la maglietta».

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