Sport
Mercoledì 11 Marzo 2009
Gigi Del Neri al Rotary: «Sì,
il calcio è ancora un gioco»
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Il pensiero vola subito alle migliaia di bambini che fin da piccoli sognano di raggiungere la Serie A: «I bimbi devono crescere con la voglia di arrivare, non solo nel calcio: ma devono giocare per sfogarsi, per divertirsi, nel rispetto di chi ti guida. Avere qualità non basta – prosegue l’allenatore atalantino –: per fare il grande salto ci vuole anche parecchia fortuna».
Particolarmente a cuore del tecnico di Aquileia sono i ragazzi: non potrebbe essere diversamente per l'allenatore di una squadra della massima serie che alle sue spalle ha uno dei migliori settori giovanili d’Italia. «Durante le due stagioni in maglia atalantina ho lanciato parecchi giovani: la difficoltà sta nel guidarli fuori dal campo. Per esempio se un ragazzo 18enne, chiamato dalla Primavera, esordisce in prima squadra, raramente riesce a mantenere l’equilibrio. Non gli si può dare responsabilità. Se poi aggiungiamo la presenza del procuratore, diventa normale che un ragazzo di quell’età si monti la testa».
Il problema dell’educazione sembra lasciare un po’ di amaro in bocca a Gigi Del Neri: «Il problema non si pone quando un ragazzo è educato da una famiglia che lo aiuta e non lo pressa. Ai miei ragazzi dico sempre che il miglioramento avviene nello sbaglio: un insegnamento che la scuola moderna non trasmette più. Noi allenatori, in quanto educatori, dobbiamo contribuire a questa crescita».
Stuzzicato dalle domande dei soci del Rotary Club Bergamo Ovest, l'allenatore ha concluso l’intervento raccontando alcuni aneddoti sulle sue esperienze da allenatore, in particolare la favola Chievo: «Arrivai a Verona quasi per una scommessa con il ds Sartori, mio amico. Un quartiere di 2500 anime: una squadra che si allenava su un campetto lungo il fiume e una società che fino a pochi anni prima aveva la sede nel bar del centro. I miei ragazzotti meritavano di vincere il campionato. Esordimmo a Firenze vincendo e tornando negli spogliatoi vidi i miei ragazzi tutti seduti che sorridevano e scherzavano: ecco la vera passione nel giocare a calcio».
Un calcio diverso, quando in un derby tra Aquileia e Grado i tifosi, contadini i primi e pescatori i secondi, si lanciavano piume di gallina e piccoli granchi; quando lo stadio di Verona era invaso da asini volanti per il derby Chievo-Hellas. Si potrà ancora ripetere questo sogno mister Del Neri? «E’ quasi impossibile, ma la mia Atalanta gioca anche meglio».
Simone Masper
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