Gigi Del Neri al Rotary: «Sì,
il calcio è ancora un gioco»

«Il calcio è ancora un gioco?». Per Gigi Del Neri la risposta è «sì». L'allenatore dell'Atalanta ne ha parlato nel corso della serata organizzata dal Rotary Club Bergamo Ovest. «Non interessa - ha esordito l'allenatore friulano - in quale categoria giochi: la passione non cambia, dall’oratorio alla serie A. Fin quando un giocatore ha dentro questa voglia, non c’è nulla che lo faccia smettere di pensare al pallone: basta guardare a come reagiscono i giocatori di serie A dopo una sostituzione. Poi bisogna sì considerare l’aspetto economico, che ormai caratterizza il calcio moderno, ma se non c’è quella voglia di raggiungere un sogno non si va da nessuna parte. Basti pensare a gente come Inzaghi, Doni e lo stesso Vieri».

Il pensiero vola subito alle migliaia di bambini che fin da piccoli sognano di raggiungere la Serie A: «I bimbi devono crescere con la voglia di arrivare, non solo nel calcio: ma devono giocare per sfogarsi, per divertirsi, nel rispetto di chi ti guida. Avere qualità non basta – prosegue l’allenatore atalantino –: per fare il grande salto ci vuole anche parecchia fortuna».

Particolarmente a cuore del tecnico di Aquileia sono i ragazzi: non potrebbe essere diversamente per l'allenatore di una squadra della massima serie che alle sue spalle ha uno dei migliori settori giovanili d’Italia. «Durante le due stagioni in maglia atalantina ho lanciato parecchi giovani: la difficoltà sta nel guidarli fuori dal campo. Per esempio se un ragazzo 18enne, chiamato dalla Primavera, esordisce in prima squadra, raramente riesce a mantenere l’equilibrio. Non gli si può dare responsabilità. Se poi aggiungiamo la presenza del procuratore, diventa normale che un ragazzo di quell’età si monti la testa».

Il problema dell’educazione sembra lasciare un po’ di amaro in bocca a Gigi Del Neri: «Il problema non si pone quando un ragazzo è educato da una famiglia che lo aiuta e non lo pressa. Ai miei ragazzi dico sempre che il miglioramento avviene nello sbaglio: un insegnamento che la scuola moderna non trasmette più. Noi allenatori, in quanto educatori, dobbiamo contribuire a questa crescita».

Stuzzicato dalle domande dei soci del Rotary Club Bergamo Ovest, l'allenatore ha concluso l’intervento raccontando alcuni aneddoti sulle sue esperienze da allenatore, in particolare la favola Chievo: «Arrivai a Verona quasi per una scommessa con il ds Sartori, mio amico. Un quartiere di 2500 anime: una squadra che si allenava su un campetto lungo il fiume e una società che fino a pochi anni prima aveva la sede nel bar del centro. I miei ragazzotti meritavano di vincere il campionato. Esordimmo a Firenze vincendo e tornando negli spogliatoi vidi i miei ragazzi tutti seduti che sorridevano e scherzavano: ecco la vera passione nel giocare a calcio».

Un calcio diverso, quando in un derby tra Aquileia e Grado i tifosi, contadini i primi e pescatori i secondi, si lanciavano piume di gallina e piccoli granchi; quando lo stadio di Verona era invaso da asini volanti per il derby Chievo-Hellas. Si potrà ancora ripetere questo sogno mister Del Neri? «E’ quasi impossibile, ma la mia Atalanta gioca anche meglio».

Simone Masper

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