Ginnastica: Bergamelli si ritira
«Sogno di allenare la Nazionale»

«Ha deciso il fisico: fosse stato per la testa, avrei continuato. Ma la palestra è la mia vita: ora sogno di allenare la Nazionale». Stavolta è vero. Stavolta Monica Bergamelli ha appeso al chiodo la sua prima vita, ha attraversato lo specchio e si è ritrovato dall’altra parte della pedana, un pettorale in meno, un fischietto in più.

Non più la mammina volante delle ginnaste azzurre, non più spalla ma allenatrice di Vanessa Ferrari. Non solo di Vanessa, non solo alla Brixia Brescia, non certo per questione di testa, cioè di voglia. Fosse per quella, Monica avrebbe continuato ancora, perché lei e la ginnastica sono due estremi dello stesso filo, due nodi della stessa matassa felicemente, implacabilmente aggrovigliati.

Lo dice il suo chilometrico curriculum: tre Olimpiadi (Sydney 2000, Atene 2004, Pechino 2008), sette Mondiali, un oro e un bronzo nella collezione degli Europei, un’abbuffata di titoli italiani. Lo dicono i suoi occhi, due lampi che s’accendono nella serata di Eala, ad Alzano, d’ora in poi la sua nuova casa proprio sotto casa.

Monica guarda Chechi e Cassina, raccoglie il miele del suo ex cittì, Enrico Casella («Ad Alzano la ginnastica è di casa: aspetto la nascita di una nuova Bergamelli») e spiega quando e perché ha deciso di cominciare la sua seconda vita.

«Dopo il campionato di serie A, a maggio con la Brixia (la storica società di Brescia nella quale è cresciuta) - sorride Monica -. La voglia ci sarebbe ancora, ma il problema non è la testa, semmai il fisico. La verità è che ho dato tutto e che era venuto il momento di smettere».

Di staccare e riattaccare la spina, perché Monica senza palestra non resiste. È una specie di splendida ossessione, non certo una sorpresa. Allenatrice io?, magari, disse dopo le Olimpiadi di Pechino. «Sono entrata in palestra quando avevo 4 anni, la palestra è la mia vita. Non ho mai pensato di uscirne davvero, ho solo cambiato ruolo. Ho iniziato a dare una mano alla Brixia, durante l’estate, e ora farò la spola tra Brescia e Alzano».

Una spola chilometrica e generazionale. A Brescia Monica passa dalle più piccole a Vanessa Ferrari, la stella della ginnastica italiana; ad Alzano Monica ha preso in mano i boccioli più maturi dell’agonistica di Nelly Gay e attende di vederli sbocciare.

«Il mio rapporto con Vanessa è rimasto quello di prima, da ginnasta a ginnasta, ci vorrà tempo perché i ruoli cambino. Qui ad Alzano è diverso: seguo le ragazze più grandi, sei ragazze dai 9 ai 12 anni. Allenare lo considero un passaggio logico, anche se pensavo fosse più facile. Casella aspetta un’altra Bergamelli? Non so se ci sia, c’è parecchia strada da fare per arrivare ad alti livelli, però ad Alzano la base c’è e questa palestra ci darà uno slancio in più».

In più, nella seconda vita di Monica, c’è l’azzurro e un poker di cerchi olimpici. «Londra 2012? Impossibile, o quasi», disse col sonno negli occhi, appena rientrata da Pechino. Ora il sogno che non dice è sempre quello, forse meno impossibile. «La Nazionale? Devo farne di strada, ma se arriverà non sarò certo io a dire no». Non sarà certo la ginnastica, a dire no a Monica.
 Simone Pesce

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