Atalanta, disco rosso a Roma?
Invochiamo il «mai dire mai»…

Atalanta vittima predestinata, domenica, all’Olimpico contro la Roma? Le cifre sembrano proprio non lasciare scampo. I punti dei giallorossi sono 57, 29 quelli nerazzurri.

Le reti realizzate parlano di 41 a 26; le subite 22 a 41, a favore naturalmente dell’undici di mister Garcia. Il tutto ulteriormente avallato dal terzo posto in classifica di Totti e compagni (ad una lunghezza dai «cugini» laziali) e il quart’ultimo degli atalantini. Come se ciò non bastasse Edy Reja dovrà rinunciare agli squalificati Pinilla, Cigarini e Biava (e scusate se è poco). Con un simile scenario ci si potrebbe magari accontentare di tornare a Bergamo con un verdetto finale il più possibile dignitoso (leggasi evitando la classica goleada). Sin qui razionalità massima avallata dai numeri da capogiri appena menzionati.

Attenzione, però, a non dare nulla per scontato visto che le sorprese, nell’ambito del calcio, di tanto in tanto, non sono così rare. Allora tuffiamoci nel classico bicchiere mezzo pieno (al quale siamo abbonati) scovando, sia pure a fatica, gli elementi in grado di tenere a galla fiducia e ottimismo. Per prima cosa poniamo sull’alleato piatto della bilancia la ritrovata e accettabile condizione evidenziata dalla squadra nell’ultima sfida casalinga vincente con il Sassuolo. Una prova sicuramente dai risvolti positivi portatrice, riteniamo, di una buona dose di autostima.

Subito dopo tiriamo in ballo Denis che in virtù della doppietta (la celebrata rovesciata e il tiro dal dischetto che ha letteralmente spiazzato l’ex Consigli) che ha castigato sempre il Sassuolo si è legittimamente candidato a riproporsi goleador di razza nelle prossime 8 partite del campionato. Altro ipotetico fattore dalla parte nerazzurra l’auspicato animus pugnandi, figlio dell’orgoglio e tipico di coloro che intendono mettersi in mostra davanti a platee sontuose ed a occhi influenti. E, infine, dove collochiamo stimoli e motivazioni come quelli di rimpolpare una graduatoria che necessita di continuo ossigeno?

Arturo Zambaldo

© RIPRODUZIONE RISERVATA