Colantuono promuove l'Atalanta
«Ma il ritorno sarà molto duro»

Stefano Colantuono ha salutato il 2011 della sua Atalanta, parlando
soprattutto di quello che è stato. A una settimana dal match interno
contro il Grosseto, ultima giornata d'andata, l'allenatore atalantino ha tracciato un bilancio finora positivo..

Stefano Colantuono ha salutato il 2011 della sua Atalanta, parlando soprattutto di quello che è stato. A una settimana dal match interno contro il Grosseto, ultima giornata d'andata, l'allenatore atalantino si è detto più che soddisfatto di quanto fatto finora dai suoi giocatori.

«Il bilancio di questo girone d'andata è positivo - esordisce l'allenatore romano - 39 punti, con una partita ancora da giocare, sono tanti. Siamo secondi, e potenzialmente potremmo arrivare a 42 dopo il match con il Grosseto: qualcosa abbiamo lasciato, anche se nel calcio le cose si compensano. Siamo la squadra che ha vinto più di tutte in trasferta: quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto, e faccio i complimenti ai ragazzi. Scaramanticamente è meglio non dirlo, ma mantenendo questa media ce la dovremmo fare ad arrivare in serie A».

Nel girone di ritorno la squadra bergamasca sarà attesa da numerosi scontri diretti tra le mura amiche: l'allenatore atalantino punta nella forza del pubblico per centrare l'obiettivo il prima possibile. «M'interessa soltanto portare l'Atalanta nella massima serie insieme ai ragazzi e al pubblico, che nel girone di ritorno potrà essere davvero importante, come del resto a Bergamo è sempre stato».

«Durante qualche partita c'è stato qualche fischio immeritato, ma in altre circostanze ce li siamo meritati, pensando soprattutto alla sconfitta con il Livorno e quella di Empoli. La grande maggioranza della gente sta apprezzando il lavoro che è stato fatto».

Per quanto riguarda il gioco, ancora una volta Colantuono ha chiarito che questo è il campionato cadetto e per una squadra favorita come l'Atalanta diventa difficile valicare il muro avversario. «L'Atalanta in alcune circostanze è stata anche troppo bella e poco concreta, come con la Reggina e nel primo tempo di Piacenza. Abbiamo fatto delle partite da serie B, dove prevale agonismo e tatticismo esasperato, con le altre squadre che puntano a non farci giocare».

«Siamo una squadra che deve essere propositiva e non siamo in grado di giocare in ripartenza: non a caso abbiamo la maggiore supremazia territoriale del campionato. Abbiamo vinto 12 partite, trovando squadre che contro di noi fanno il match della vita, discorso valido per tutte le formazioni di vertice. Non siamo concreti al 100%, altrimenti non avremmo lasciato dei punti in giro».

Dopo il match con il Grosseto si aprirà una nuova fase e un nuovo campionato: i valori mostrati fino a questo momento dalla serie cadetta potrebbero essere stravolti. «Non dobbiamo illuderci che sia stato tutto fatto. Il girone d'andata sarà poco indicativo rispetto al ritorno, specialmente se succederà come l'anno scorso, quando le squadre nei primi posti a gennaio hanno poi rischiato di retrocedere. Dobbiamo essere pronti a rituffarci in un campionato diverso, ed essere tonici, tosti e concentrati».

«Sarebbe bello confermare il trend che vede le mie squadre in crescita nel ritorno: concludendo l'andata già a 42 punti sarebbe però difficile migliorarci. Ci sono delle similitudini rispetto a cinque anni fa, ma quest'anno siamo già secondi e abbiamo vinto tanto fuori casa».

«Delle 5 sconfitta incassate da Doni e compagni, Il mister nerazzurro non dimenticherà a breve il calo di tensione di Piacenza. «A volte le partite meno insidiose si dimostrano le più complicate. Guardando il calendario apparentemente ci aspetta un inizio difficile e un finale meno problematico nel ritorno, ma solo sulla carta. Bisogna dimostrare con i numeri di essere una squadra forte, perché gli obiettivi non vanno detti, ma centrati e chi gioca con questo assillo va incontro a delle difficoltà».

«La partita di Piacenza non me la dimenticherò per almeno due-tre anni, mentre quella di Empoli è stata diversa, l'unica in cui abbiamo sbagliato dall'inizio alla fine e in un girone ci sta; nelle altre sconfitte invece ce la siamo sempre giocata».

Infine uno sguardo al presente, con il silenzio sul mercato atalantino e i ringraziamenti ai giocatori meno impiegati, su tutti a Marino Defendi. «Di mercato non parlo, me l'hanno espressamente proibito i dirigenti atalantini - conclude Colantuono -. Dispiace per Ruopolo, dato che ci stava dando una grossa mano: l'assenza di un giocatore è sempre una tegola per tutto il gruppo».

«Faccio i complimenti a quei ragazzi che giocano meno: per esempio Marino Defendi, a cui faccio un grosso in bocca al lupo per la sua prossima avventura (in prestito al Grosseto, ndr). Questi ragazzi hanno tenuto l'ambiente sereno e sono stati pronti a giocare quando chiamati in causa. Questo aspetto è uno dei punti forti di un gruppo: avere persone che riescono a trasformare la loro rabbia, dovuta allo scarso impiego, in positività per tutti contribuisce a rendere agevole il lavoro dell'allenatore».

Simone Masper

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